Bologna: italiani ma musulmani, per loro impossibile affittare una casa
Italiani per tutti, tranne che per i proprietari di un appartamento: è successo a Bologna dove lei – addetta stampa – e lui – operatore in una Ong – qualche settimana – dopo essersi sposati – hanno deciso di cercare una sistemazione. Le referenze sono ottime e per di più lui ha persino un contratto a tempo indeterminato. Eppure i padroni di casa bolognesi non ne vogliono sapere: "Non affittiamo a stranieri", "Il velo potrebbe preoccupare i vicini", "Suo marito lavora per una ong islamica, sa come va di questi tempi…". A ingannare i proprietari di casa sono i nomi dei due Ilias Benaddi e Rassmea Salah. Lei è nata in provincia di Pavia e cresciuta a Milano: considera il velo, che indossa con orgoglio, una liberissima scelta. Lui è nato in Marocco, ma ha frequentato le scuole elementari in Italia ed ha ottenuto la cittadinanza. Eppure i loro nomi suscitano diffidenza: "Sono rimasta delusa, molto. Mi hanno detto che Bologna mi avrebbe offerto molto di più a livello umano rispetto a Milano. Bologna “la Rossa”, la città universitaria con una storia e una cultura politica di sinistra, una mentalità aperta. E invece…".
I due hanno vissuto a Sassuolo per qualche mese prima di decidere di trasferirsi a Bologna: "Io sono una milanese doc che ha bisogno di vivere in città — spiega Rassmea al Corriere — lui lavora in Emilia-Romagna e ha bisogno di una posizione centrale". La ricerca di un appartamento inizia a settembre: "Abbiamo visto una trentina di case, abbiamo fatto sette proposte. Ci hanno sempre rifiutati, nonostante le referenze i quattro contratti a tempi indeterminato (ci sono anche i genitori, ndr) che diamo come garanzia". La ragione dei rifiuti? Sempre identica: "Siete musulmani". In questo quadro di indifferenza il velo che indossa lei sembra essere un ostacolo insormontabile: "Una proprietaria ci ha detto di essere preoccupata per come il vicinato avrebbe potuto prendere la presenza di una donna con il velo nel condominio. Forse quello che mi hanno detto finora di Bologna è solo un’immagine fittizia, dietro la quale si nasconde un razzismo strisciante: all’inizio tutti ci dicono ‘non c’è problema’, ma poi alla fine i proprietari ci respingono. Ma noi vogliamo un quartiere pulito, residenziale e sicuro come chiunque, visto che ce lo possiamo permettere, non una periferia, magari piena di prostitute e spacciatori, solo per una questione identitaria".