Bologna: dopo Blu anche artisti e cittadini si ribellano alla street art da museo
Un atto forte, quello di Blu, contro la musealizzazione di una forma d'arte che di per sé nasce per essere svincolata da ogni forma di istituzionalizzazione. Il muro dell'Xm24, ormai grigio dopo le pennellate di Blu, riporta una specie di epitaffio: "Rimpianti sì, ma in ogni caso nessun rimorso". E Blu non è il solo che lo ha fatto: a colpi di rullo e di vernice è stato cancellato anche il graffito di Ericalcane in via Capo di Lucca, realizzato per il collettivo Bartleby. La mostra a Palazzo Pepoli si farà, nonostante tutto, ma sui social network la mobilitazione contro l'evento è cresciuta esponenzialmente, e venerdì 18 marzo alle ore 9, nello stesso momento in cui la mostra tanto contestata aprirà al pubblico, è stato organizzato un evento per “non partecipare” alla Street Art.
Una contro-manifestazione organizzata con numerosi street artist e graffitisti, alla quale parteciperanno gli ambienti vicini al collettivo Xm24 e Clash, ma anche normali cittadini e volti della politica. Nel frattempo sui social network l'hashtag #mementomuri è diventato virale. "Lo sapete che un gruppo di street artist è in città e sta preparando qualcosa di incredibile?", si legge su Twitter. "Sarà un megamuro che voi tutti potrete vedere senza nessun biglietto d’ingresso!".
"A Bologna non c’è più Blu e non ci sarà più finché i magnati magneranno. Per ringraziamenti o lamentele sapete a chi rivolgervi", ha scritto l'artista in un comunicato sul suo blog per motivare la scelta di cancellare tutte le sue opere di street art nella città. I "magnati che magnano" sono quelli delle istituzioni bancarie che sostengono la mostra che si inaugurerà venerdì 18 marzo, organizzata dall'associazione culturale Genus Bononiae, che prevede l'esposizione di numerose opere dei writer più quotati al mondo che in occasione dell'evento sono state letteralmente staccate dai muri della stessa Bologna, senza il consenso degli autori.
Un no secco e deciso alla mostra organizzata da Genus Bononiae e da Fabio Roversi Monaco, che per avere i graffiti d’autore li ha staccati da muri e li ha messi in un museo. E c'è ancora tanta confusione, tante dichiarazioni contrastanti, anche da parte di chi ritiene che l'arte di strada debba entrare nei musei.
La risposta delle istituzioni
Il curatore della mostra Christian Omodeo, in un'intervista per Repubblica, aveva affermato: "Sono loro che si definiscono artisti, si autocertificano allo sportello dell’arte anche se poi lo contestano. Ma se vuoi starci, devi sapere che il mondo dell’arte ha le sue regole. Il museo ha il dovere di sollevare il problema culturale della salvaguardia, del restauro, della permanenza di queste opere nella storia".
Le istituzioni cittadine nel frattempo, si interrogano su come rispondere alla "rivolta" dei writer: "Dobbiamo creare un centro di documentazione sulla street art, questa volta fatto da una struttura pubblica”, ha detto l’assessore regionale alla cultura, Massimo Mezzetti.
Questa forma di arte va immortalata con fotografie, video. Ci vedremo entro questo mese per decidere il da farsi, anche a Bologna ci sono spazi interessanti che potrebbero ospitare un centro di questo genere. Ne ho già parlato con il direttore dell’Ibc, Alessandro Zucchini. Noi siamo già impegnati su questo fronte, le opere di Blu scomparse le abbiamo tutte fotografate e catalogate. In ogni caso le mostre vanno fatte dentro un percorso partecipato, in collaborazione con gli autori.