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Bollette sui rifiuti gonfiate: ecco come ottenere il rimborso

Dopo l’ammissione del ministero sugli errori di calcolo della TARI, ecco come fare per chiedere il rimborso della quota della tassa sui rifiuti pagata in eccesso.
A cura di Redazione
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Come vi abbiamo raccontato in questa scheda, per anni i cittadini di un numero elevato di Comuni italiani hanno pagato in eccesso la tassa sui rifiuti. L'errore nel calcolo della TARI è determinato dall'errato conteggio della quota variabile, ovvero quella riferita al numero di abitanti dell'immobile in oggetti. Il problema è nato nel 2014, quando le vecchie imposte (la Tarsu con la parentesi della Tares) sono state sostituite dalle Tari che, appunto, si compone di una quota fissa, che dipende dalla superficie e dal numero dei componenti del nucleo familiare e da una quota variabile che invece dipende solo dal numero degli occupanti.

L'errore è sorto perché la Tari è riferita all'utenza, mentre l'IMU (ad esempio) riguarda le unità immobiliari. Molti comuni, invece, hanno applicato alle singole unità immobiliari sia la quota fissa che quella variabile, facendo dunque pagare quest'ultima anche più volte alla stessa utenza. In poche parole, molti cittadini si sono ritrovati a pagare la quota variabile della Tari non solo per l'abitazione, ma anche per le sue pertinenze (un garage o una cantina, ad esempio), quando avrebbero dovuto corrisponderla soltanto una volta.

Come molte associazioni dei consumatori e qui il MoVimento 5 Stelle hanno sottolineato, ora si apre la possibilità di rimborsi. Il contribuente che si fosse accorto di aver pagato più del dovuto, dovrebbe chiedere al Comune il rimborso delle spese, oltre che la rideterminazione dell'importo della TARI per i prossimi anni. Il rimborso può essere chiesto entro 5 anni dal pagamento della prima utenza e il Comune deve effettuarlo entro 180 giorni dalla presentazione della domanda. Nel caso in cui il Comune rifiutasse di applicare il rimborso, il cittadino può fare ricorso alla commissione tributaria provinciale.

Il Sole24Ore spiega come capire se si ha diritto al rimborso:

Si dovrebbero quindi leggere attentamente gli avvisi di pagamento che l'ente ha inviato a tutti i contribuenti (la Tari è riscossa normalmente su liquidazione d'ufficio) e verificare, in caso di pertinenze, che la quota variabile applicata risulti pari a zero euro. In genere l'avviso di pagamento della Tari contiene il riepilogo dell'importo da pagare, le istruzioni per il versamento (scadenza rate e codice tributo) nonché il dettaglio delle somme. È in questa parte che l'ente indica le unità immobiliari (con i dati catastali: foglio, particella, sub), la superficie tassata, il numero degli occupanti e la quota fissa e variabile distinta per ogni unità immobiliare. La quota variabile deve essere presente solo per l'abitazione, non anche per le eventuali pertinenze.

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