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Blasfemia, 2011 di esecuzioni in Pakistan

L’ agenzia vaticana Fides denuncia i casi di estremismo islamico riportati dalla Asian Human Rights Commission che parla di vere e proprie epurazioni e fallimento dello stato nel garantire i diritti umani.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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funerale bhatti

E' un rapporto shock quello pubblicato dall'agenzia vaticana Fides che rende noti i dati riguardo il reato di blasfemia in Pakistan e le punizioni inflitte. Sono 161 nel 2011 le persone incriminate per questo reato istituito nel paese mediorientale, e sono addirittura nove le esecuzioni capitali extragiudiziali eseguite nel paese. Un numero enorme per un reato che risponde all'articolo 295, comma b e c, del codice penale pakistano, che provoca preoccupazione e sdegno in tutta la comunità internazionale.

Oltre alla natura opinabile del reato ciò che è peggio è che viene utilizzato prevalentemente come uno strumento di epurazione. Secondo le testimonianze di addetti ai lavori nel 95% dei casi le persone incriminate sono totalmente estranee ai fatti. E nella maggioranza dei casi sono proprio i legali musulmani a denunciare questo stato di cose. Su tutti però a far sentire la propria voce, e sulla cui base si fonda la denuncia della Fides, è stata la Asian Human Rights Commission che monitora lo stato dei diritti umani in Pakistan. E l'ha detto chiaramente: «il Pakistan ha fallito nel garantire il rispetto dei diritti umani al suo popolo».

La Ong ha poi reso note le cifre delle vittime dell'estremismo islamico. Nel 2011 sono 18 i difensori dei diritti umani che sono stati assassinati insieme ai 16 giornalisti che hanno raccontato storie del genere. Oltre a queste vittime innocenti ci sono state anche uccisioni illustri. E' il caso del governatore del Punjab, Salman Taseer, e il Ministro federale degli affari delle minoranze, Shabhaz Bhatti. Secondo la commissione ad assassinarli sono stati fondamentalisti infiltrati nelle forze dell'ordine e il governo non ha fatto nulla per evitare episodi simili. Inoltre a preoccupare è anche la pressione sui gruppi religiosi minoritari.

In particolare a subirla sono le donne tanto da far convertire all'Islam solo nel 2011, 1800 ragazze tra le comunità indù e cattoliche. Ma le cifre più spaventosi riguardano i delitti "d'onore" e le violenze settarie.Solo nel 2011 a Karachi si contano 1.800 morti nel e nel Beluchistan, 225 morti ed oltre 6.000 dispersi. Una vera e propria carneficina a cui un sistema penale debole e i tribunali non si oppongono facendo spesso da sponda ai terroristi e fondamentalisti rilasciati per problemi o errori procedurali.

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