Dopo l'immediato sgonfiamento della mini – polemica sulla data delle elezioni, con Fassina che ha precisato che parlava semplicemente di un piano B, ci ha pensato Pierluigi Bersani ad ufficializzare ciò che si mormorava già da tempo. Il segretario infatti si candiderà alla leadership alle primarie in programma in autunno. Lo ha annunciato nel corso di un'intervista al TG1, rispondendo alla domanda di Natalia Augias, "lei si candida?", con un significativo "penso di sì, ma non vorrei essere solo". Una anticipazione, con una velata stoccata alle minoranze del partito e probabilmente ai tanti "indecisi a prescindere". Ma allo stesso tempo un annuncio che ha trovato l'apprezzamento di quanti all'interno del partito avevano fatto del "ritorno alle primarie" una battaglia di senso, un punto centrale da cui far partire un rinnovamento sostanziale del partito. E' ad esempio il caso di Pippo Civati che dalle pagine del suo blog sottolinea:
Così si dice dalle mie parti, il punto del nostro ordine del giorno che appariva più insormontabile fino a qualche giorno fa, ovvero le primarie per il premier, entra nell’agenda del segretario nazionale. Ieri al Tg1 Bersani ha detto che si candida (forse) ma che non vuole essere solo. E noi possiamo deludere il segretario? Gli faremo ‘compagnia’ e sarà una bella sfida, soprattutto se saranno primarie vere. Cioè, aperte. Come chiediamo da una vita. Anche per i parlamentari, eh
Un passo avanti, insomma, da qualunque punto si consideri la questione. Perché un partito che decide di ridare la parola agli iscritti, ai militanti, agli elettori, sceglie sempre la strada meno semplice ma allo stesso tempo più responsabile. Certo, resta da capire (magari dopo la direzione di venerdì) in che modo il segretario "immagina" la consultazione e allo stesso tempo vanno verificate alleanze, disponibilità, candidature. Un passo alla volta, però. E sempre considerando che adesso la palla passa ai giovani, ai tanti che da mesi pressano il segreatario e finanche ai pochi che da tempo lavorano ai fianchi e "destabilizzano" il gruppo dirigente democratico. Perché se queste primarie saranno solo l'ennesimo esercizio di stile oppure un momento "rigenerante" del partito, dipende soprattutto dagli attori che decideranno di misurarsi alle urne sezionali (sempre a patto che le regole siano chiare ed "inclusive", sia chiaro). Il momento è adesso: e bisogna metterci la faccia, le idee e la voglia.