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Bersani: “Modificheremo l’art.18 in Parlamento”, ma Alfano frena

Dopo il mancato accordo con la Cgil sulla riforma del lavoro, il segretario del Pd promette una modifica del provvedimento che sarà presentato in Parlamento, ma viene subito stoppato da Alfano per il quale non è possibile modificare solo la parte sull’articolo 18.
A cura di Antonio Palma
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Dopo il mancato accordo con la Cgil sulla riforma del lavoro, il segretario del Pd promette una modifica del provvedimento che sarà presentato in Parlamento, ma viene subito stoppato da Alfano per il quale non è possibile modificare solo la parte sull'articolo 18.

I malumori all'interno del Pd erano già ben evidenti subito dopo la notizia del mancato accordo tra Governo e parti sociali sulla nuova proposta di riforma del lavoro del Ministro Fornero, ma la posizione netta del partito l'ha spiegata ieri sera il segretario nazionale intervenuto a Porta a Porta proprio per chiarire le prossime mosse del Partito democratico anche alla luce del no della Camusso e dell'annuncio dello sciopero generale da parte della Cgil.

Per il Pd le modifiche all'art.18 sono a favore delle imprese – La riforma del lavoro così com'è non piace a Bersani, soprattutto in merito alla modifica dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratoti che secondo il segretario Pd "ribalta i rapporti di forza a favore dei datori di lavoro" e dunque andrà cambiata in Parlamento. "Il Pd si impegnerà in Parlamento a correggere l'art. 18 con una certa idea di modello sociale" ha detto Bersani,  promettendo quindi battaglia in Aula nonostante l'appoggio  che il partito conferma a Monti e al suo Governo. Del resto il grosso della riforma è condiviso dal Pd, dalle forme contrattuali alla riforma degli ammortizzatori sociali, ma il punto dolente resta l'art.18 che secondo Bersani andava modificato ma "alla tedesca e non all'americana".

Il Pd non accetterà alcuna blindatura del testo – La parola passa al Parlamento, dunque, dove il Governo potrà presentare un decreto, un disegno di legge o una legge delega, ma il Pd non accetterà alcuna blindatura del testo presentato. "Non esiste l'ipotesi di un decreto legge" ha assicurato Bersani affermando di non aspettarsi un ultimatum del Governo sulla questione specifica. "Non mi aspetto che Monti possa dire al Pd prendere o lasciare" ha ricordato il segretario del Pd, lamentando che i patti stabiliti durante il vertice tra partiti e Governo erano ben diversi dalla soluzione poi scelta da Monti e dalla Fornero.

Alfano frena sulle modifiche – Uno stop deciso ad una modifica Parlamentare della proposta di riforma del lavoro arriva invece dal segretario del Pdl Angelino Alfano che, intervistato questa mattina, mette i paletti sull'iter parlamentare del provvedimento. "Se qualche partito intende in Parlamento modificarne solo la parte che gli interessa, allora il Pdl non ci sta" ha detto Alfano riferendosi chiaramente al Pd. Il segretario del Pdl chiarisce che se "il compromesso verrà smontato" anche il suo partito pretenderà ulteriori "aggiustamenti di alcuni limiti sulle Pmi e sulla flessibilità" assicurando che "se si tocca la riforma si tocca per tutti". Dopo le parole bellicose dell'Idv e della Lega, le nuove posizioni di Bersani e Alfano fanno prospettare un passaggio parlamentare tutt'altro che semplice per la nuova riforma del lavoro.

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