Bernardini: “A Poggioreale della cella zero se ne parla da anni”
"In occasione della mia ultima visita ispettiva da deputata, il 12 Febbraio 2013, visitando il reparto Napoli del carcere di Poggioreale almeno tre detenuti mi hanno denunciato pestaggi nella ‘cella zero'. Per quel che riguarda il penitenziario partenopeo, pare si tratti di una cosa quasi sistematica". A parlare è Rita Bernardini, segretario dei Radicali italiani ed ex parlamentare, commentando il servizio di Fanpage.it su un detenuto che ha avuto il coraggio di denunciare le umiliazioni e le percosse che avrebbe subito all'interno del penitenziario, e sulle cinquanta denunce per maltrattamenti che la garante dei detenuti della Campania Adriana Tocco ha raccolto e presentato.
La cella zero – Rita Bernardini tratteggia un quadro di violenza e disperazione: squadrette adibite ai pestaggi, spazio vitale ridotto al minimo, cella zero, sospetti sulla presenza della criminalità organizzata in tutto questo. Sulla cella zero, "un'indagine è sicuramente in corso – spiega il segretario dei Radicali – Io sono stata chiamata nel Settembre 2013 dalla Digos di Napoli, che mi ha interrogata sull'argomento". Il carcere di Poggioreale è il più sovraffollato d'Europa: "Tutti coloro che hanno visitato il carcere hanno potuto constatare che c'è chi vive in meno di due metri quadrati – spiega – In questi spazi così ristretti i detenuti vivono per molte ore al giorno; tolte le due ore di aria, stanno chiusi in questa situazione da impazzimento nelle celle. I magistrati di sorveglianza, poi, non hanno mai visitato le celle detentive come prescrive l'ordinamento penitenziario. Se si fossero trovati di fronte alla situazione che io ho potuto vedere con i miei occhi, non avrebbero potuto fare altro che intervenire per interrompere quei trattamenti inumani e degradanti per i quali siamo stati condannati con una sentenza pilota dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo". D'altra parte, come si legge anche nel rapporto 2014 di Antigone, "Poggioreale è la prigione del disciplinamento assoluto, dove tutto è regolato, interdetto, impedito o prescritto".
Il sovraffollamento e le presunte violenze – "Esiste un problema di sottodimensionamento del personale di polizia penitenziaria in tutte le strutture, ed è difficile mantenere l'ordine in un carcere dove la vita è così innaturale", spiega Bernardini. "Queste persone non possono nemmeno disperarsi, se c'è qualcuno che si lamenta può essere tranquillizzato con certi metodi". Si tratta, ovviamente, di un "discorso che non riguarda tutti gli agenti di polizia penitenziaria", tiene a precisare l'ex parlamentare. "Ma sicuramente – continua – ci sono delle squadrette a questo adibite. E in tanti anni non si sono voluti capire i perché".
Mancate risposte dalle istituzioni – "Al Ministero non sono fessi", commenta l'ex deputato radicale. "Fino a questo momento si sono adagiati su una situazione che per ora non è esplosa. Ma sarebbe il momento, i provvedimenti disciplinari si possono prendere, fino a che non si riscontrino profili penali, che per me ci sono".
L'ombra della camorra – Rita Bernardini si sofferma su un altro aspetto inquietante. Il suo sospetto è che "la camorra non sia totalmente esclusa da questa gestione: conti correnti di un certo valore che vengono costantemente rimpinguati, circolazione del denaro, circolazione di sostanze stupefacenti. Di fronte a tutto questo, io credo che farebbero bene coloro che indagano a vedere quali siano i rapporti stretti con la criminalità organizzata".