Berlusconi: “Voglio Tajani premier”. Ma Meloni non ci sta: “Non è il nostro candidato”
Ne aveva già parlato negli scorsi mesi, ma oggi Silvio Berlusconi sembra sempre più convinto: l’attuale presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani potrebbe essere il presidente del Consiglio perfetto in caso di vittoria elettorale del centrodestra. Berlusconi, intervistato da Rtl 102.5, afferma di non avere ambizioni politiche personali ma di voler “vincere e scegliere il premier e la squadra di governo con gli alleati”. E, se fosse possibile “avere Tajani sarebbe una bellissima scelta, molto stimata a livello europeo”, anche se sarebbe “una perdita per l’Italia a livello Ue”. Ma il leader di Forza Italia sottolinea anche che ci sono altre “due possibilità in campo”, ma per ora Berlusconi non fa altri nomi.
Giorgia Meloni reagisce subito alle parole di Berlusconi e precisa che Tajani sarà il candidato di Forza Italia e non di Fratelli d’Italia: “Sto facendo la campagna per poter arrivare io a essere presidente del Consiglio dei ministri. Gli Italiani sceglieranno la proposta che li convince di più”, commenta ad Agorà, su Rai3.
Parlando dei suoi alleati, Berlusconi afferma che con Salvini “c’è un’identità di vedute sostanziale, è un leader lucido e razionale”. “Tutte le volte che mi sono incontrato con lui – aggiunge – ha sempre avuto un atteggiamento responsabile, riconoscendomi una maggiore esperienza”.
L’attacco al M5s: ‘Dilettanti mantenuti della politica’
Immancabile arriva anche l’attacco di Berlusconi al Movimento 5 Stelle e ai suoi esponenti: “Vogliono affidare il governo del Paese ad un ragazzo di 30 anni che a suo modo mi sta anche simpatico ma che non ha mai lavorato ed ha fatto solo lo steward allo stadio di Napoli, sono dilettanti della vita e dei mantenuti della politica che gli dà uno stipendio. Chi vive solo dell'emolumento è pronto a fare di tutto per conservare il reddito in Parlamento, come possiamo fidarci di persone così?”.
Una maxi sanatoria per le cause pendenti col Fisco
Berlusconi accenna durante l’intervista anche a un’altra proposta elettorale: una riforma del sistema fiscale accompagnata da una maxi sanatoria del monte di cause ancora pendenti tra contribuenti e fisco. “Dalla chiusura delle cause fiscali – argomenta – sono circa 21 milioni, prevediamo entrate per 30 miliardi, vanno messe da parte con oblazioni che vanno insieme alla riforma del sistema fiscale. È una rivoluzione fiscale assolutamente fattibile, con costi di 100 miliardi per le misure che abbiamo intenzione di introdurre, come la flat tax, la cancellazione dell'Irap, che costa 23 miliardi, l'aumento delle pensioni minime, l'introduzione di quella alle mamme, che pesa tra gli 8 e i 10 miliardi, l'introduzione del reddito di dignità. Le coperture sono intorno ai 270 miliardi: intendiamo snellire la tax spenditure, tutti i bonus, riconvertire i cattivi trasferimenti alle imprese e dal recupero dell'evasione, i nostri economisti prevedono appena 20 miliardi all'inizio ma io sono più ottimista”.
Berlusconi vuole cambiare il trattato di Dublino
Il leader di Forza Italia mette come uno dei punti principali da affrontare in caso di vittoria elettorale un cambio immediato del trattato di Dublino in tema di accoglienza dei migranti. Quell’accordo fu siglato “per tenere tutti gli immigrati che hanno scelto l’Italia come primo punto di sbarco – spiega – dobbiamo riconoscere chi ha diritto a restare in Europa perché scappa da una guerra o una dittatura ma questo sta andando molto lentamente e quando potevano collocare in Europa 98mila persone siamo riusciti a individuare solo 10mila di loro come rifugiati, mentre la Grecia ne ha individuate 21mila, ha fatto meglio di noi”.
Infine, Berlusconi commenta anche i dazi voluti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “La signora Merkel ha preso una posizione netta, io la condivido assolutamente. La signora Merkel ha ricordato quel che il protezionismo e i dazi hanno significato nella storia, tutte le volte non hanno prodotto bene per l'economia e i cittadini ma il contrario. Credo che questa nuova idea di protezionismo non sia da approvare, non è positiva per gli stessi Usa”.