Berlusconi: “Serve senso dello Stato”, due discorsi incentrati su Libia, economia e famiglia
Silvio Berlusconi parla al congresso nazionale del Partito Repubblicano e delinea un “futuro pieno di incognite gravi” a cui bisogna contrapporre maggiore senso dello Stato. Lunga riflessione anche sulla situazione libica, con Muammar Gheddafi che “non controlla più la situazione”, grave campanella d'allarme per le conseguenze che le rivolte in Nord Africa potrbbero avere su tutta l'Europa, Italia in prima linea. Grandi parole di elogio anche per la storia repubblicana del paese, che nell'anniversario dei 150 anni dell'Unità deve ricordare che “i repubblicani sono gente di tradizione politica e culturale che risale al Risorgimento”.
“Nessuno aveva previsto quello che è successo in Libia e in Egitto, nessuno è in grado di prevedere quello che succederà. Potrebbe fine in un bagno di sangue raccapricciante per il popolo libico”, ribadisce Berlusconi, criticato nei giorni scorsi per la mancanza di una presa di posizione dura contro il regime di Muammar Gheddafi. Il Premier chiede alla nazionale “un supplemento di senso di responsabilità, direi di senso dello Stato” per affrontare le grandi questione l'Italia deve affrontare, quindi critica fortemente le polemiche a cui assistiamo in questi giorni, che hanno una connotazione provinciale: “Una classe dirigente seria di fronte a emergenze e situazioni difficili si deve unire. Noi invece continuiamo ad avvitarci in una polemica mediocre e in un teatrino della politica che ho denunciato tante volte e che non si decide mai ad abbassare il sipario neppure di fronte alle tragedie della storia”.
Intervenendo al Consiglio al congresso dei Cristiano riformisti, Berlusconi afferma di voler tenere ben salde le politiche per la famiglia e avversare con tutte le forze i matrimoni gay: “Finché governeremo noi non ci saranno leggi sulle coppie di fatto e omosessuali”. Inoltre, criticando aspramente Gianfranco Fini e la diaspora di Fli, Silvio Berlusconi lancia un affondo alle intercettazioni che “tolgono la libertà” a chi viene ascoltato.