Nel giorno in cui il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ratifica l'accordo raggiunto con i repubblicani (e avallato sia dalla Camera che dal Senato a stelle e strisce) che permetterà di evitare il default, c'era grande attesa per l'intervento alla Camera dei Deputati del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una "informativa urgente sulla situazione economica" del nostro Paese che era stata prudenzialmente spostata alle 17:30, poco dopo la chiusura delle Borse europee, in modo da scongiurare la possibilità di immediati contraccolpi, in particolare per la già "provata" Borsa milanese.
Ed è proprio con un riferimento alle oscillazioni dei mercati finanziari che si è aperto il discorso del Cavaliere, il quale ha tenuto a sottolineare come "i mercati non valutano correttamente il merito di credito. Non e' tenuta nel giusto conto la solidita' del sistema italiano e i nostri punti di forza, dal momento che il nostro Paese ha anche un sistema politico solido e capace, in grado di approvare una manovra da 80 miliardi di euro". Del resto, a suo parere "i ribassi delle banche italiane sono stati finanche eccessivi, inferiori certamente ai valori di bilancio"; anche considerando che i debiti delle imprese italiane sono contenute ed i nostri conti pubblici hanno una evoluzione piu' favorevole che in altri paesi avanzati, dopo la recessione e con la ripresa economica, grazie alla azione di finanza pubblica del nostro governo.
Poi, dopo aver anticipato i temi del confronto con le parti sociali, sottolineando come siano centrali una razionalizzazione della pressione fiscale ed una migliore gestione dei servizi pubblici, ecco arrivare il passaggio più atteso dall'opinione pubblica italiana. "Abbiamo la necessità di intervenire sui costi della politica di cui tanto si parla […] porteremo a compimento la riorganizzazione delle province e, voi siete i primi a saperlo, anche la modifica dei regolamenti parlamentari, in un'ottica di razionalizzazione delle spese e dei servizi". Infine in conclusione, il Cavaliere non ha tralasciato un lungo elenco di provvedimenti adottati dal Governo (con un passaggio sulle misure per l'imprenditoria giovanile), chiudendo tra gli applausi: "Restare accanto a chi lavora e produce è il modo migliore di affrontare la crisi. La nostra economia è vitale […] Il paese è economicamente e finanziariamente solido, il Governo e il Parlamento agiranno con un ampio consenso politico e sociale: oggi più che mai dbbiamo muoverci insieme. Tutti hanno il dovere di rimboccarsi le maniche, nessuno nega la crisi (tra i mugugni dell'opposizioni, che diventano urla di disapprovazione dopo il riferimento di Berlusconi alle proprie aziende quotate in Borsa ndr). Il Governo non resterà sordo alle proposte dell'opposizione, saremo all'altezza di questa sfida".
Successivamente è cominciato il dibattito, con il primo intervento che è toccato al neo – segretario del Popolo della Libertà Angelino Alfano, duro nei confronti dell'opposizione: "Da quando i governi li scelgono i mercati? Noi abbiamo vinto le elezioni e siamo legittimati a governare, non è accettabile un Governo tecnico, anche perchè comporterebbe un immediato aumento di tasse, cosa che gli italiani devono sapere". Infine la conclusione, tra speranza e realismo: "Noi condurremo la nave in porto nonostante la tempesta e crediamo di poterlo fare perchè abbiamo fiducia negli italiani".
Caustico invece Pierluigi Bersani del Partito Democratico, che comincia: "O lei ha sbagliato discorso o ha sbagliato Parlamento. Non siamo un Paese con un cielo limpido e qualche timida nuvola, l'Italia è finita molto seriamente nei guai. […] Non è per polemica politica che noi chiediamo una svolta, senza la quale nulla porterà a risultati efficaci, ma c'è bisogno di tempo, di una tregua con investitori, mercati ed istituzioni. […] Perchè dopo una bassa crescita, c'è stata una contrazione che ci ha fatto perdere sei punti di PIL ed è dovuta a problemi strutturali […] E la ricerca? E i nuovi servizi? E gli investimenti? Ma pensate davvero che i mercati non guardino i dati della nostra bilancia commerciale? E sono domande che non vengono dalla speculazione. E le banche sono troppo legate ad imprese che non hanno liquidità. […] Miracoli non se ne fanno, però se siamo arrivati fin qui non dite di averle azzeccate tutte! Uno straccio di autocritica dovete farlo! Ma siamo sicuri di andare avanti così fino al 2013?"