Berlusconi punta al blitz sulle intercettazioni: Napolitano perplesso
Ieri sera l'Ufficio di presidenza del Pdl ha dibattuto a lungo dell'attuale situazione in cui si trova il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il quadro per il cavaliere è preoccupante: la Procura di Milano, nell'ambito del caso Ruby, per lui ha chiesto il giudizio immediato; mentre i nuovi elementi che trapelano dall'inchiesta napoletana sponda Sara Tommasi mettono ancora carne al fuoco. E il Pdl sente puzza di bruciato.
Da Chicchitto alla Santanchè tutti i membri più in vista del partito hanno fatto sapere che non abbandoneranno il loro comandante e che sono pronti allo scontro frontale con la magistratura. I più battaglieri hanno perfino proposto di denunciare i magistrati milanesi per attentato alla Costituzione. Forse la trovata può apparire un po' pretenziosa, ma in tempo di guerra si combatte con le unghie e con i denti. Una soluzione ci vuole però, e alla svelta, anche perché tra il 28 febbraio e l'11 marzo per Berlusconi riprenderanno anche i processi Mediaset, Mediatrade e Mills.
Per ora la linea del Pdl rimane quella di continuare a lanciare attacchi durissimi alla magistratura: l'aveva fatto ieri Berlusconi e lo si apprende anche dal documento finale approvato dall'ufficio di Presidenza del Partito. Nel documento si legge che:
La Procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in sfregio al popolo sovrano ed ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici. Essa agisce come un vero e proprio partito politico calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico.
Si sa, però, che le parole lasciano il tempo che trovano. E' per questo che Berlusconi ha deciso di riproporre sotto forma di decreto il testo sulle intercettazioni, che tempo fa, viste le non poche perplessità che lo accompagnavano, era finito su un binario morto. Bisogna farlo e bisogna farlo in fretta: l'obiettivo è mandare al macero le intercettazioni del bunga bunga. Ieri il cavaliere aveva dichiarato che oggi sarebbe salito al Quirinale per interloquire con Napolitano sul provvedimento.
Il Capo dello Stato, però, aveva gelato il Presidente del Consiglio: "nessun incontro è stato mai richiesto dal Presidente del Consiglio, e tanto meno su questo tema". Napolitano sembrava già non gradire il vecchio ddl sulle intercettazioni e, qualora gli fosse sottoposto un decreto sullo stesso tema, le probabilità che non lo firmi sono decisamente alte. Anche perché, come recita la Costituzione, un decreto legge può essere emanato solamente in casi di particolare urgenza e necessità . Urgenza e necessità che, al momento, sembrano non esserci. Intanto lo scontro istituzionale va avanti.