Berlusconi non chiederà la grazia: “Disposto anche ad andare in carcere”
"Non mi passa nemmeno per la testa di chiedere la grazia. Non lo farò io, non lo faranno i miei figli, non lo faranno i miei avvocati. E non chiederò nemmeno i servizi sociali, né i domiciliari. Io continuerò la mia battaglia a testa alta, anche dal carcere se servirà. Non l'avranno vinta". Sarebbe questo il pensiero di Silvio Berlusconi, all'avvicinarsi delle scadenze per l'esecuzione della sentenza e per il voto sulla sua decadenza da senatore. A rivelarlo è un retroscena di Paola De Caro sul Corsera, in cui si cerca di delineare lo scenario politico a breve termine e le prossime mosse del Cavaliere, su cui pende la condanna per frode fiscale e lo spauracchio degli appelli dei processi Unipol e Ruby. Un Berlusconi che non sarebbe intenzionato ad "ammorbidire la sua posizione", nonostante i consigli dei suoi legali e le pressioni dei familiari.
Ma soprattutto un Berlusconi deluso dall'atteggiamento del Colle, che non è venuto incontro a quelle che lui considera richieste "minime" di agibilità politica. Infatti, racconta De Caro, "né al Colle né dal Pd né dal capo del governo sarebbero giunte aperture o sarebbe stata manifestata alcuna disponibilità, per ora, a compiere ulteriori passi. Per questo il Cavaliere sembra ormai convinto che la strada del governo sia segnata, e non per colpa sua". E se il Governo sembra destinato a terminare il suo percorso, anche la data sembra già scritta: "Il 9 settembre o quando sarà, si voterà per la sua decadenza da senatore e Pdl e Pdl si troveranno l'uno contro l'altro un minuto dopo, Alfano e gli altri ministri si dimetteranno, e sarà la fine dell'alleanza".