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Berlusconi: “Monti? Condizionato dalla sinistra post-comunista”

Il Cavaliere tentenna sulla ricandidatura e torna a parlare di Italia, Europa e centrodestra. Il tutto in una intervista fiume all’Huffington Post Italia.
A cura di Redazione
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Berlusconi-torna

Torna a parlare Silvio Berlusconi, che sceglie il primo "numero" dell'Huffington Post Italia, online dalla tarda serata di ieri sotto la direzione di Lucia Annunziata, per fare il punto sull'attuale momento della politica italiana. Un Cavaliere "abbronzato, dimagrito e rilassato", che mette subito in chiaro il suo pensiero sullo scandalo Fiorito e sulle dimissioni di Renata Polverini. Una vicenda che solo marginalmente porta Berlusconi a riconsiderare le sue idee sul rinnovamento nel Popolo della Libertà:

Rinnovamento? Quel Fiorito non è una faccia vecchia, ha 41 anni anche se gliene davo 60. Certo che bisogna immettere personalità nuove, ma non sempre basta essere giovani. Bisogna essere giovani e capaci, giovani e professionali. L’unica cosa da evitare è il professionismo della politica, quello di chi ha alle spalle trent’anni in parlamento e quando va in televisione la gente non ne può più. Io vorrei che in televisione andassero solo i giovani.

Al centro della lunghissima intervista concessa ad Alessandro De Angelis vi è però il giudizio sull'operato del professor Monti, "sulla carta il miglior presidente del consiglio per un governo d’emergenza". Un Monti "partito bene", ma frenato dal "condizionamento della sinistra":

I veti del Pd sulla riforma del mercato del lavoro hanno interrotto l’azione riformatrice. Il professor Monti ha preferito aumentare le tasse invece di rimettere in moto produzione e consumi. E noi abbiamo assunto un doveroso atteggiamento critico verso una politica ormai esclusivamente recessiva. Vorremmo più coraggio. […] La nostra proposta è abolire l’Imu sulla prima casa. Una tassa intollerabile per gli italiani, che diversamente dal resto d’Europa abitano per l’80 per cento nella casa di proprietà […] dobbiamo puntare a ridurre gli sprechi e abbattere il debito, rilanciando i consumi e, quindi, il lavoro.

Anche sulle politiche in sede comunitaria del Governo, il Cavaliere bacchetta Monti, giudicandolo troppo "ligio alla Germania, uno stato egemone che detta agli altri paesi europei la regola del rigore e dell'austerità". Del resto, che ci sia quantomeno un problema di comunicazione appare abbastanza evidente, anche sulla "questione euro":

Le cancellerie europee sono preoccupate non per me o per quello che dico io, ma per un quadro politico italiano oggettivamente frammentato […] Riguardo all’euro, ho detto con assoluta chiarezza, e lo ripeto, che sono stati commessi degli errori sia introducendolo sia lasciandolo rivalutare rispetto al dollaro, ma oggi sarebbe difficile uscire dall’Eurozona […]  Il problema è quello di riformare l’Unione europea e attribuire alla Bce le prerogative di una vera banca centrale, compreso il ruolo di garante dei debiti sovrani.

Infine un passaggio sulle imminenti elezioni politiche e sulla possibilità che il centrodestra scelga di puntare su Mario Monti, anche se "per essere candidato occorre innanzitutto volerlo". Ma insomma, Silvio Berlusconi scenderà in campo? E con quale legge elettorale?

Io continuo a difendere il bipolarismo. Guai a tornare alla prima Repubblica, quando gli accordi si facevano dopo il voto. […] Cosa potrà mai accadere all’Italia governata da un’armata Brancaleone che comprende Vendola e Casini, Bersani, la Bindi e Di Pietro? […] Non ho mai avuto difficoltà a mettermi in gioco e a competere con altri. (a proposito di primarie, ndr).

Su Renzi invece il Cavaliere torna a ribadire il concetto:

Mi sono limitato a osservare che sarebbe un bene per l’Italia se potessero confrontarsi due culture e due schieramenti diversi, ma entrambi d’ispirazione democratica ed europea: uno popolare e uno socialdemocratico. Finché nel Pd prevarranno i post-comunisti, questo non sarà possibile. […] Anche Renzi ha le sue cadute demagogiche. Credo che i cittadini debbano avere la libertà di scegliere i loro candidati in Parlamento.

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