Berlusconi: l’arrivederci al nucleare e la paura del Referendum
Nessun addio al nucleare. Piuttosto sarebbe meglio definirlo un "arrivederci" alla luce della moratoria "tecnica"sul nucleare in cui Silvio ha scoperto le carte. Troppo vicina la tragedia di Fukushima, quindi anzitutto chiarire le ragioni che hanno portato a quel disastro post-terremoto/tsunami in Giappone "che ha spaventato gli italiani – dice Berlusconi – ma che in ogni caso "si è verificato perché quella centrale era stata edificata su un terreno che non lo permetteva". Una pausa temporanea, dunque, per evitare che il quesito referendario del 12 giugno faccia naufragare definitivamente il programma. "Se fossimo andati oggi – ha detto Berlusconi – a quel referendum sul nucleare, l'atomo non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Magari dopo un anno, dopo due anni, si possa ritornare ad avere un'opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare all'energia nucleare". Non poteva essere più chiaro il "tappetaro che indegnamente occupa palazzo Chigi che ha svelato la truffa organizzata ai danni dei cittadini e della Costituzione" parole di Antonio Di Pietro, che dal suo blog parla della mossa anti-referendaria del Premier. Il motivo? "Perché non poteva fare diversamente – prosegue il leader dell'Idv – altrimenti avrebbe dovuto rompere i contratti con la Francia per il ritorno al nucleare e, come ha detto per rassicurare Sarkozy, non ha alcuna intenzione di farlo". Ed effettivamente durante il vertice italo-francese di ieri, Berlusconi ha evidenziato come il governo abbia sottoscritto "molti contratti" con la nuclearissima Francia tra Enel e Edf per innalzare anche nel nostro Paese le prime quatto centrali nucleari con tecnologia transalpina Epr. Il programma nucleare italiano di strutture atomiche per una potenza complessiva di 12,5 gigawatt va quindi avanti. A proposito dei contratti "non vengono abrogati e stiamo decidendo di mandare avanti tanti settori di questi contratti, per esempio quello della formazione", ha affermato senza problemi Berlusconi.
Sarkozy dal canto suo ha dichiarato di rispettare la scelta dell'Italia berlusconiana e di essere pronta ad aspettare questa sosta: "rispettiamo la decisione e restiamo a disposizione per lavorare con voi e per rispondere a tutte le domande sulla sicurezza nucleare", chiarendo poi che le centrali transalpine "sono più care perché sono le più sicure. Quando l'Italia riprenderà il suo progetto nucleare la Francia sarà accogliente e amichevole".
Inequivocabile il comunicato diramato dal Pd
"Berlusconi ha gettato la maschera confermando che la moratoria sul nucleare è un bluff. Pertanto, visto che l'emendamento del governo non cancella l'attuazione del piano di costruzione di nuove centrali nucleari, il referendum abrogativo è pienamente in vigore. Chiaramente più della salute degli italiani e dei costi assurdi di un progetto assolutamente non conveniente il governo antepone interessi che alla luce delle carte di WikiLeaks sono sempre più oscuri e controversi.
D'altra parte se questo governo si appella tutti i giorni alla volontà popolare perché deve averne paura i prossimi 12 e 13 giugno?"
Insomma, il puzzle è quasi completo. Coloro che percepivano nel passo indietro del governo un modo per disinnescare il pericolo referendum, intravedono riprove alla loro tesi di giorno in giorno. Non solo il referendum sul nucleare, ma Romani si dice convinto che “anche sul tema di grande rilevanza dell'acqua probabilmente sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo“. Rimarrebbe solo il quesito sul legittimo impedimento. Una legge per cui premier ha il diritto di non presentarsi in aula nei processi che lo riguardavano facendoli così slittare fino alla fine del mandato e alla prescrizione. Un solo quesito per la prossima tornata referendaria, cosa che potrebbe indurre gli italiani ad optare in quei giorni – 12 e 13 giugno – per mete balneari.
Per il fronte di coloro che si oppongono al nucleare, e più in generale, per l'opposizione, c'è comunque la possibilità di ricorrere alla Cassazione, per poi ripresentare il referendum. Ma bisognerà prima attendere che l’emendamento già approvato dal Senato divenga una legge a tutti gli effetti. Il che implica il coinvolgimento del Presidente della Repubblica e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. In realtà, la questione è piuttosto intricata, ma secondo il costituzionalista Alessandro Pace, intervistato da Repubblica, l'emendamento promosso dal Senato non può bloccare il referendum sul nucleare:
"Berlusconi ha fatto chiarezza: lo spirito dell'emendamento del governo è contrario ai principi ispiratori del referendum contro il nucleare e dunque non può bloccare i quesiti. La Cassazione non potrà non tenere conto delle parole del premier.
La Consulta ha stabilito che una nuova norma blocca un quesito solo se rispetta davvero lo spirito referendario del comitato promotore. Il presidente del Consiglio, ammettendo che l'emendamento del governo serve a far saltare il pronunciamento popolare, ha chiarito che le nuove norme non colpiscono affatto ‘i principi ispiratori della disciplina' che si vuole abrogare col referendum. Al contrario mirano a sabotarli".