Ma che senso ha "annunciare le dimissioni" e nel frattempo continuare a a governare, fosse pure per approvare una legge inderogabile? E' accettabile che a rappresentare il nostro Paese sia ancora un Presidente del Consiglio che non ha più la maggioranza in Parlamento (e secondo i sondaggi nemmeno nel Paese)? E se invece quella delle opposizioni fosse solo una vittoria di Pirro e la mossa di Berlusconi si rivelasse un astuto stratagemma?
Già, perchè sono tanti i punti oscuri in questa "manovra" esplicitata dal Cavaliere, a poche ore dall'aver constatato, durante il voto sul rendiconto generale, di essere in minoranza alla Camera dei Deputati. A cominciare dai tempi delle dimissioni. Se infatti fonti vicine al Presidente del Consiglio sostengono la rapidità dei tempi di approvazione della legge di stabilità, non vi è alcun vincolo oggettivo se non la data ultima del 31 dicembre. E con più tempo a disposizione, così come nel dicembre dello scorso anno, gli equilibri negli "oscuri meandri di Montecitorio" potrebbero ancora cambiare.
Di fronte ad una simile nefasta eventualità all'opposizione non resterebbe che provare a sfiduciare Berlusconi in Parlamento, senza attendere l'approvazione della legge di stabilità, con conseguenze potenzialmente disastrose, considerata la già tragica situazione economica complessiva. E in tal caso la responsabilità di un default graverebbe quasi completamente (per quanto paradossale possa sembrare) sulle spalle dell'opposizione. Allo stesso modo una eventuale sfiducia, porterebbe inevitabilmente il Paese verso elezioni anticipate che, inutile girarci intorno, vengono viste quasi con timore dai principali partiti di opposizione. E' abbastanza evidente infatti che l'opposizione arriverebbe ad un simile appuntamento in pieno clima da "lavori in corso", senza una leadership chiara, senza una piattaforma programmatica comune e senza aver dipanato la matassa delle "alleanze".
Certo, i sondaggi sembrano rassicuranti, ma non bisogna dimenticare che prendere in mano le redini del Paese in un momento del genere rappresenta una sfida cui (rebus sic stantibus) non si può correre il rischio di arrivare impreparati o, peggio ancora, divisi. Per non parlare del fatto che si voterà quasi sicuramente con l'attuale legge elettorale, che finirebbe col riproporre le stesse "storture sistemiche" che hanno umiliato il concetto stesso di rappresentanza. Allo stesso modo, l'ipotesi di un autorevole governo tecnico che rimetta a posto i conti con la rigida supervisione delle istituzioni europee rischia di essere un incredibile assist proprio al Cavaliere, che potrebbe cavalcare l'ondata di malcontento popolare per le inevitabili misure "lacrime e sangue" che un siffatto esecutivo metterebbe in atto.
Insomma, come sottolineato anche da autorevoli analisti (segnalo il bel pezzo di Dino Amenduini sul fattoquotidiano), non è così azzardato pensare che "Berlusconi possa aver fregato tutti", mettendo con le spalle al muro l'opposizione, pur in un momento di propria oggettiva difficoltà. In ogni caso si potrebbe chiosare, resta la garanzia data al Presidente della Repubblica, nonchè la quasi assoluta impossibilità nel giustificare qualunque "differente comportamento" alla comunità internazionale, certo però che l'essere riuscito a scompaginare i piani dei propri avversari finanche nel momento più basso della sua parabola politica, non è un elemento da sottovalutare: insomma, la partita sembra tutt'altro che chiusa definitivamente. E già questo è un bel paradosso…