"Adesso, anche nelle più sperdute tribù dell'Africa esistono dei grandi schermi tv, con delle batterie anche se non arriva la corrente, alla sera tutto il villaggio si raduna a vedere la televisione che illustra la nostra vita. Quando ero in Congo per costruire un nuovo ospedale per i bambini, ebbi l'invito di andare in una di queste tribù e mi trovai in un villaggio senza luce ma con il grande schermo che funzionava e mi misero vicino a un ragazzo di vent'anni che aveva i piedi nudi e con la stessa maglietta da cinque anni. Alla fine gli parlai e mi disse che la loro più grande aspirazione è venire da noi, per cambiare vita e dare una vita diversa ai loro figli".
Si fa fatica a crederci, ma questa è la risposta (testuale) che Silvio Berlusconi ha dato al giornalista di La7 che gli ha chiesto una valutazione sul fenomeno dell'immigrazione dall'Africa verso l'Europa. Tralasciando gli aspetti grossolani, razzisti e inverosimili del racconto di Berlusconi, che immagina maxischermi alimentati a batteria in villaggi senza luce, ragazzi scalzi e capanne, ciò che emerge è l'approccio semplicistico, paternalista e banale del Cavaliere di fronte a fenomeni complessi, che richiederebbero ben altra profondità di pensiero e riflessione. Disuguaglianza su scala mondiale, impoverimento, cambiamenti climatici, guerre, carestie, il volto selvaggio e aggressivo della globalizzazione, fattori geo-politici, persecuzioni religiose: sono solo alcuni dei push factor che hanno spinto, spingono e spingeranno decine di migliaia di persone a lasciare il loro paese di origine e cercare una vita migliore altrove.
Nessuno può essere così ingenuo da pensare che Berlusconi queste cose non le sappia. Ecco perché l'intervento di oggi è preoccupante: perché anticipa ciò che ci aspetta in questa campagna elettorale. Una contesa all'ultimo voto, che porterà i leader a banalizzare tutto, a spararla sempre più grossa, a speculare su ogni cosa. Ma soprattutto a trattare gli elettori come bambini di 12 anni, sperando che reagiscano, appunto, come bambini di 12 anni e votino d'istinto, per rabbia o capriccio. Berlusconi, che di storielle e slogan è un maestro, ha solo giocato d'anticipo, rilanciando stereotipi degni da cinegiornale dell'epoca coloniale.
[Che poi, davvero, ci piacerebbe conoscerlo un africano che decidesse di venire in Italia dopo aver visto "Dalla vostra parte", "Quinta Colonna" o Pomeriggio Cinque…]