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Berlusconi e Gheddafi al telefono: smentita sui razzi in Libia dall’Italia

Dopo le accuse di Gheddafi sugli aiuti italiani ai manifestanti di Bengasi in Libia, Berlusconi ha telefonato il leader africano per la smentita.
A cura di Fernanda Pica
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In un lungo discorso alla televisione il leader libico Gheddafi ha espresso la sua volontà di non abbandonare il Governo dello Stato nord africano, ormai completamente sconvolto dalle rivolte popolari. Il colonnello che ha retto le sorti della Libia per più di quaranta anni, ha lanciato un appello ai suoi sostenitori perché vengano eliminati i "ratti e i drogati", che hanno portato il disordine nel Paese con il sostegno degli Stati stranieri. E in particolare Mu'ammar Gheddafi punta il dito contro gli Usa e l'Italia, accusate di aver fornito ai ribelli libici della città di Bengasi armi e razzi. E pensare che solo qualche mese fa, l'amicizia tra il dittatore libico e Silvio Berlusconi era sotto i riflettori della stampa internazionale, creando non poco imbarazzo. Ora invece, dopo che l'Italia ha aderito alla condanna dell'Europa sulle atrocità compiute dai militari libici sui manifestanti, per Gheddafi le allegre cene passate in compagnia di Berlusconi sono ormai acqua passata.

I toni tra la diplomazia italiana e quella libica diventano quindi più tesi come dimostra la telefonata di stasera tra i due leader, che si è avuta al termine del delirante discorso televisivo di Gheddafi in cui venivano menzionati i presunti razzi inviati dall'Italia. In questa breve conversazione della durata di soli venti minuti, il presidente del Consiglio Berlusconi pare aver duramente smentito le asserzioni del colonnello in merito agli aiuti militari italiani ai manifestanti in Libia. Secondo la nota di Palazzo Chigi, il premier ha espresso nel corso della telefonata la sua preoccupazione di fronte all'inaudita violenza esercitata sui civili in protesta e ha ribadito l'esigenza di trovare un rimedio pacifico alle rivolte, evitando una vera e propria guerra civile. Anche prima della telefonata, da Palazzo Chigi era arrivata la secca smentita sulle gravissime affermazioni di Gheddafi, considerate "provocatorie e prive di fondamento".

Nel frattempo circa un centinaio di Italiani sono coinvolti nelle operazioni di rimpatrio attraverso dei voli aerei speciali, e un cacciatorpediniere specializzato nella difesa dello spazio aereo della marina militare "Francesco Mimbelli" è partito qualche ora fa da Taranto per raggiungere la Libia, con a bordo circa 400 persone.

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