Berlusconi: attacco alla scuola pubblica, insorge l’opposizione
Polverone di polemiche sollevato dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenuto ieri al consiglio dei cristiano-riformisti. Il Premier aveva pesantemente criticato la scuola pubblica italiana, perché – a sua detta – i professori “inculcherebbero” nelle teste degli alunni ideali che le famiglie di origine non vogliono inculcare loro. Dichiarazioni che fanno il paio con il deciso "no" ai matrimoni gay e alle adozioni per single e coppie di fatto. Con le sue osservazioni sulla scuola pubblica, il presidente esalta la scuola privata. Le opposizioni insorgono contro quello che viene definito un attacco frontale ad una delle istituzioni più importanti dell'ordinamento italiano. Il più duro è Nichi Vendola, che accusa il primo ministro di aver mantenuto il potere in Italia per quindici anni proprio grazie alla crisi della scuola pubblica ed al conseguente abbassamento del livello culturale della popolazione.
Pier Luigi Bersani, segretario nazionale del Pd, tuona: “Se la Gelmini fosse un vero ministro, invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe prendere atto degli inaccettabili attacchi che il premier ha rivolto agli insegnanti e alla scuola pubblica e dovrebbe dimettersi”. Ma il ministro dell'Istruzione replica sostenendo che Berlusconi ha soltanto difeso la libertà di scelta educativa per le famiglie.
Fabio Granata, capo della segreteria politica di Futuro e Libertà ha puntato il dito contro il presidente del Consiglio: “La prosecuzione del governo Berlusconi non è una questione numerica, ma una gigantesca questione morale attinente all'etica pubblica che lo investe in pieno e lui dissimula questa situazione, e peraltro, non passa giorno senza uno scivolone. Il suo attacco di ieri alla scuola pubblica italiana credo sia qualcosa di gravissimo e inqualificabile”.
Dello stesso tono, la critica mossa da Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista: “L'attacco di Berlusconi alla scuola pubblica e insegnanti è sintomatico della sua mentalità padronale: l'istruzione deve essere riservata a chi ha i soldi per pagarsela, non è un diritto. Effettivamente avere Berlusconi Presidente del Consiglio equivale ad avere il mostro di Marcinelle a gestire un asilo nido.”
Taglia corto Massimo Cacciari, l'ex-sindaco di Venezia, che definisce “una pura idiozia” le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla scuola pubblica. Critiche anche da Romiti: “Su scuola e giovani sbaglia. Gli insegnanti ci mettono abnegazione e amore, si sacrificano e le famiglie amano i maestri. Abbiamo un debito enorme rispetto alle generazioni attuali. Abbiamo avuto tanto e ora non possiamo dare altrettanto. E la situazione peggiora”. Il presidente, in una nota diffusa da Palazzo Chigi, nega seccamente di aver criticato la scuola pubblica.