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Berlino, la strage del 19 dicembre al mercatino di Natale: 12 morti e 48 feriti

Ricostruzione, video e profilo di vittime e attentatori dell’attentato a Berlino, rivendicato dall’Isis, del 19 dicembre 2016.
A cura di Ida Artiaco
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L'Europa è ripiombata nel terrore. Dopo l'attacco all'aeroporto Zavantem di Bruxelles a marzo e la strage di Nizza dello scorso luglio, un nuovo episodio di violenza si è consumato il 19 dicembre a Berlino, precisamente nel quartiere di Charlottenburg: un camion è piombato a tutta velocità sulla folla di turisti e cittadini che stavano visitando un mercatino di Natale a Breitscheidplatz, nella parte occidentale della città, intorno alle 20 di sera, quando la zona era letteralmente invasa da curiosi in cerca degli ultimi regali da mettere sotto l'albero. Il bilancio è ancora una volta allarmante. Dodici persone risultano aver perso la vita, tra cui anche Fabrizia Di Lorenzo, 31enne italiana, mentre una cinquantina sono i feriti. L'Isis ha rivendicato l'attentato in Germania, ma ancora molti sono i punti oscuri che la comunità internazionale sta vagliando per dare un nome e un volto all'artefice dell'ennesima carneficina che ha ucciso numerosi innocenti.

Ricostruzione: la strage alle 20:15 del 19 dicembre

Sono oltre cento le bancarelle, disposte intorno ad un maestoso albero di Natale, che fanno parte del celebre mercatino del quartiere di Charlottenburg, a Berlino. Intorno alle 20 del 19 dicembre 2016 l'atmosfera di festa di questo luogo viene improvvisamente interrotta da un camion che piomba a tutta velocità sulla folla. Le prime notizie sono confuse, ma la polizia, giunta sul posto per prestare soccorso, non ha dubbi: "Si tratta di un attentato terroristico". Secondo l'agenzia di stampa Dpa, sempre le forze dell'ordine avrebbero arrestato l'autista della vettura, un cittadino pakistano di 23 anni, mentre un altro uomo, passeggero del mezzo, sarebbe morto sul colpo. Intanto, comincia a salire il numero delle vittime. Da una diventano nove e poi, nel corso della notte, arriva la conferma che i morti sono 12 e almeno una cinquantina i feriti. Anche le istituzioni straniere presenti in Germania si mobilitano: prime tra tutte l'Italia che attraverso la Farnesina cerca di capire se siano o meno coinvolti nell'attacco connazionali.

Permane il dubbio che l'uomo fermato non sia in realtà l'autista del camion artefice della strage, se sia affiliato all'Isis, come nei precedenti attacchi nelle città europee, o si tratta di un lupo solitario. "Ho sentito uno scoppio forte, qualcuno accanto a me è caduto a terra e ho cominciato a correre tra le urla delle persone", comincia a raccontare un testimone ai media locali. Intanto, arrivano le prime notizie sul tir: aveva una targa polacca, pare fosse carico d'acciaio e di proprietà di un'azienda di Danzica. Secondo una prima ricostruzione, la vettura, guidata da due cittadini polacchi, uno dei quali trovato senza vita nell'abitacolo dopo l'attentato, doveva fermarsi a Berlino per consegnare un carico, partendo dall'Italia. Al volante, come confermato dal proprietario dell'azienda di trasporti, c'era un altro camionista polacco esperto che aveva intenzione di fermarsi nella capitale tedesca per la serata prima di rientrare in Polonia. L'uomo però dalle 16 di lunedì era irrintracciabile e neppure la moglie era riuscita a parlargli. Anche per questo si fa sempre più largo l'ipotesi di un dirottamento del veicolo. Dopo due giorni dall'attentato, arriva la rivendicazione dell'Isis, che attraverso la sua agenzia di stampa fa sapere che il killer è un "soldato dello Stato Islamico" e lo ha fatto "per vendetta, per gli attacchi in Siria".

Anis Amri, l’attentatore ucciso in Italia

Anis Amri, l'attentatore di Berlino.
Anis Amri, l'attentatore di Berlino.

Uno dei presunti attentatori al mercatino di Natale di Berlino è inizialmente il giovane pakistano arrestato dalle forze dell'ordine poco dopo l'attacco: si tratta di Naved B., nato nel 1988 e arrivato in Germania il 31 dicembre scorso, meno di un anno fa. Alcuni passanti lo hanno visto fuggire dal luogo dell'attentato ed è stato così fermato. Secondo i media tedeschi, era residente nel centro di accoglienza allestito nel vecchio aeroporto di Tempelhof e si spacciava per afghano, cioè utilizzava una falsa identità, probabilmente anche noto alla polizia per episodi di microcriminalità. Insieme ad un complice, avrebbe rubato il tir intorno alle 16:00 del 19 dicembre e ucciso a colpi di arma da fuoco uno dei due autisti per poi mettere in atto il piano omicida. Ma il giovane interrogato dagli inquirenti ha negato il suo coinvolgimento nei fatti.

Poco dopo è la stessa polizia a fare retromarcia: "Abbiamo arrestato l'uomo sbagliato". Il vero killer, infatti, sarebbe scappato. L'uomo in questione, ricercato in tutta Europa con un mandato d'arresto internazionale, era Anis Amri, tunisino di 24 anni, arrivato in Germania dopo essere sbarcato in Italia nei tumultuosi mesi della Primavera Araba. In Sicilia partecipò ai danneggiamenti e all'incendio del centro di accoglienza dove si trovava, per questo fu arrestato e condannato a 4 anni di reclusione per danneggiamento e altri reati connessi, scontati prima a Catania e poi nel carcere palermitano, all'Ucciardone. Era il 2015. Sempre durante quell'anno si trasferisce in Germania, come confermato dal padre alla radio tunisina Mosaique FM.

Movio e Scatà, gli agenti che hanno fermato Amri

Proprio in Italia, a Milano, pochi giorni dopo la strage, è morto Amri, coinvolto in un conflitto a fuoco con la polizia in zona Sesto San Giovanni. Fermato per un controllo intorno alle 3 del 23 dicembre, ha estratto una pistola e sparato all'agente scelto Christian Movio. Ha risposto al fuoco – uccidendo il terrorista – Luca Scatà, agente in prova presso il Commissariato di Sesto San Giovanni. Secondo le prime ricostruzioni l'attentatore ha percorso circa mille chilometri prima di scontrarsi con i poliziotti italiani: telecamere di sorveglianza l'hanno ripreso alla stazione di Lione dove, in contanti, acquistava il biglietto per Milano.

Successivamente, dopo la diffusione del nome dei due agenti da parte del Ministero degli Interni e della Polizia, è stato proprio Franco Gabrielli, Capo dalla Polizia, a segnalare la necessità di proteggere Movio e Scatà da possibili ritorsioni, mentre l'allerta nel nostro Paese resta ai massimi livelli.

Le vittime di Berlino: tra loro l'italiana Fabrizia Di Lorenzo

Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, vittima italiana della strage di Berlino (Facebook).
Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, vittima italiana della strage di Berlino (Facebook).

Tra le dodici vittime accertate della strage di Berlino c'è anche una italiana. Si tratta della trentunenne Fabrizia Di Lorenzo, originaria di Sulmona, trasferitasi a Berlino per studio e rimasta per lavoro. La conferma della sua morte è arrivata dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, dopo che sui social network, da Twitter a Facebook, amici e parenti della ragazza avevano lanciato un appello sulla scomparsa, sapendo che si trovava nei pressi del luogo dove è stato lanciato l'attacco. Sono stati i genitori di Fabrizia a volare per primi in Germania: "Abbiamo capito che era finita stanotte all'una e mezza: siamo stati noi a chiamare la Farnesina, ma l'aiuto più grande ce lo hanno dato i carabinieri di Sulmona", ha detto il padre Gaetano, contattato dall'ANSA. "Ci siamo mossi coi nostri canali, ma da quanto mi dice mio figlio da Berlino, non dovrebbero esserci più dubbi – afferma trattenendo a stento i singhiozzi Gaetano – E' lì con mia moglie in attesa del dna, aspettiamo conferme, ma non mi illudo". Tra le decine di feriti, alcuni gravi, c'è anche un altro italiano, Giuseppe La Grassa, 34enne palermitano che si trovava a Berlino con la moglie per festeggiare il loro anniversario di matrimonio. "Ho sentito il rombo del tir e ho capito che stava accadendo qualcosa di grave – ha raccontato -. Ho visto la morte in faccia. Siamo miracolati". Il funerale di Fabrizia, la cui salma è stata fatta rientrare in Italia il giorno della Vigilia di Natale, è stato celebrato il 26 dicembre.

A Valeria Solesin, Giulio Regeni e Fabrizia di Lorenzo (vignetta di Fran dalla rubrica F4)
A Valeria Solesin, Giulio Regeni e Fabrizia di Lorenzo (vignetta di Fran dalla rubrica F4)

I video che raccontano la strage di Berlino

Il mercatino di Breitscheidplatz prima dell'attentato

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Subito dopo la strage

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Il Tir entra a tutta velocità nel mercatino

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Il video drammatico dei corpi a Breitscheidplatz

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Le operazioni di rimozione del Tir

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Il volto dell'attentore Anis Amri

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Il ricordo di Fabrizia Di Lorenzo nelle parole dell'amico

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False foto e fake news a sostegno dei complottisti

Come accaduto per altri avvenimenti drammatici, anche la strage di Berlino è stata oggetto di notizie false. Nei momenti più convulsi dell'informazione, quando ancora non si conosceva il numero delle vittime né quante persone ci fossero nel Tir, alcuni profili Twitter hanno diffuso l'immagine dei presunti attentatori, attribuendo a volte la responsabilità dell'attentato ai jihadisti, altre volte a nazionalisti. Non sono mancate congetture anche sulla provenienza del Tir, con allusione a complotti orchestrati da soggetti estranei al terrorismo islamista. Ovviamente foto false dei terroristi e del camion sono state ampiamente sbufalate.

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