Belen Rodriguez sul caso Ruby: “Se la legge mi chiama andrò a testimoniare”
Nonostante una recente provvedimento abbia vietato le tv nel processo per il caso Ruby in cui Berlusconi è imputato per concussione minorile, per l'udienza del 6 aprile a Milano è previsto un gran numero di giornalisti. In quello che è il procedimento scatenato dallo scandalo del bunga bunga, sono infatti chiamati a testimoniare numerosi teste: nello specifico sono 132 quelli citati dall'accusa e 78 quelli della difesa del premier. Tra questi saranno molti i volti noti al grande pubblico: la coppia hollywoodiana formata da Clooney e Canalis, la starlette venezuelana Ayda Yespica e la showgirl argentina Belen Rodriguez.
Quest'ultima sarà chiamata a testimoniare tra i teste della difesa, sebbene abbia dichiarato di non aver preso parte a nessuna delle cene di Arcore. Ecco le sue dichiarazioni durante un'intervista per il debutto nel nuovo programma "Ciak si canta": "Sono stata chiamata perché Ruby ha fatto il mio nome nelle intercettazioni: ha detto che ero a una festa, ma io non sono mai stata ad Arcore. È stato un equivoco ed è stato dimostrato. Se la legge mi chiama andrò a testimoniare ma non ci sarà nessuna dichiarazione shock." Ma la showgirl non è apparsa disturbata per essere stata chiamata in causa: "Sono abituata ad essere tirata in mezzo" avrebbe commentato.
Intanto, secondo alcune indiscrezioni, peraltro non confermate dai legali che assistono la giovane marocchina coinvolta nello scandalo di Arcore, Karima El Mahroug, meglio nota come Ruby, potrebbe costituirsi parte civile al processo del 6 aprile. Con larga probabilità il premier, il vero protagonista del caso, non presenzierà al processo. Non mancherà, invece, l'appoggio dei suoi fedeli sostenitori, i cosiddetti "fiocchi azzurri" che hanno manifestato contro il presunto accanimento dei giudici sul Presidente del Consiglio già nel processo Mediatrade e Mills. Secondo alcune fonti l'aula predisposta per il processo sarà quella della prima Corte d’Assise d’Appello, l'aula più grande del Tribunale di Milano, in passato location dei processi per terrorismo e mafia.