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Bari, detenuto in rianimazione: dubbi sul suicidio, si pensa a maltrattamenti

Un giovane detenuto di 22 anni ha tentato il suicidio nel carcere di Bari. Sull’accaduto si sta indagando perché potrebbe trattarsi dell’ennesimo caso di molestie. Il giovane era già parte civile in un processo a carico di agenti di polizia penitenziaria.
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carlo saturno bari

Un ragazzo con una storia difficile Carlo Saturno, 22 anni, originario di Manduria vicino Taranto. Un'esistenza segnata dal carcere, che conosce per la prima volta a 16 anni: un furto e viene recluso nel carcere minorile di Lecce. Qui cominciano gli abusi: Carlo è  continuamente sottoposto a violenze, minacce e soprusi da parte degli agenti di polizia penitenziaria, sono 9: un vero e proprio squadrone organizzato per mettere a tacere ogni dissenso, qualsiasi obiezione o richiesta avanzata dai giovani detenuti.

Poi la denuncia da parte di Alberto Maritati, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi, che fa partire un'inchiesta. Al processo a carico dei nove imputati Carlo Saturno decide di costituirsi come parte civile. Carlo era nel carcere di Bari fino a una settimana fa, a seguito di un tentativo di suicidio è stato trasportato in ospedale, dove vive attaccato ad una macchina mentre i referti continuano a segnalare un encefalogramma piatto.

Carlo si è suicidato, forse. Il ragazzo è stato trovato appeso ad un lenzuolo ma i medici del Policlinico di Bari hanno espresso sin da subito qualche dubbio: i segni sul collo di Carlo non erano così marcati da far pensare alla stretta di un cappio. Pertanto è stata predisposta una perizia da parte della Procura, e gli accertamenti del medico legale hanno stabilito che quei segni potrebbero ricondursi sia ad un salto nel vuoto sia ad uno strangolamento.

Un'ipotesi suggestiva, soprattutto se si considera che nei giorni precedenti alla disgrazia Carlo era stato protagonista di una violenta lite con un agente di polizia penitenziaria.  Il 29 marzo gli viene comunicato che deve cambiare padiglione, Carlo deve preparare le sue cose e cambiare cella ma non ci sta.  Aggredisce l'agente e lo ferisce ad una mano, mentre a sua volta viene malmenato. A seguito della lite viene trasferito in cella d'isolamento, dove il 30 aprile avrebbe tentato il suicidio.

I dubbi attorno alla vicenda sono tanti, mentre la vita di Carlo rischia di spegnersi da un momento all'altro nel reparto Rianimazione del Policlinico di Bari. Sono in molti a credere che quella di Carlo Saturno sia l'ennesima vicenda di vessazioni e soprusi all'interno delle carceri, che ci riporta alla mente la tragica morte di Stefano Cucchi, il giovane tossicodipendente deceduto 6 giorni dopo l'arresto e sulla quale è attualmente in corso un'indagine.  Qualunque sia la verità, quella di Carlo, qualora venisse confermata, sarebbe  l'ennesima storia di suicidio nelle carceri, la sessantaduesima dell'inizio dell'anno. Un numero agghiacciante che punta i riflettori su strutture fatiscenti, che spesso scontano il sovraffollamento e che dovrebbero servire a rieducare i detenuti, non ad angustiarli. Per quello c'è già la loro pena.

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