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Banca Marche finisce commissariata

Banca Marche commissariata: l’aumento di capitale restava in stallo mentre gli indici patrimoniali si andavano sgretolando sotto i colpi della crisi, così Banca d’Italia è intervenuta. Ma potrebbe non essere l’ultimo caso…
A cura di Luca Spoldi
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Solo ieri, prendendo spunto da un’analisi di Morgan Stanley, mi chiedevo chi stesse peggio  (o meglio, a seconda dei punti di vista) tra le banche spagnole e italiane e dopo avervi segnalato i principali “numeri” attesi per i principali istituti dei due paesi (attenzione, sto parlando di stime quindi non sono da escludere sorprese positive o negative in entrambi i casi) dicevo: gli istituti italiani di minori dimensioni non è che stiano meglio di quelli maggiori, anzi. La riprova è venuta dopo neppure 24 ore: dopo la semestrale chiusa con un’ulteriore perdita di 232 milioni di euro a causa delle “consistenti rettifiche su crediti poste in essere dalla banca”, Banca d’Italia, con provvedimento del 27 agosto 2013, “ha disposto la sospensione, in via temporanea, degli organi con funzioni di amministrazione e controllo di Banca delle Marche, ai sensi dell’articolo 76 del Testo Unico Bancario”.

Con tale provvedimento “sono stati nominati quali Commissari della banca Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni; gli organi si sono insediati in data 30 agosto 2013”. I Commissari dovranno ora “individuare le necessarie iniziative di rafforzamento patrimoniale” dato che dopo le rettifiche di valore di cui sopra, decise su impulso del presidente Rainer Masera (ex direttore del Servizio Studi della stessa Banca d'Italia, dal 1988 al 1998 direttore generale di Imi prima di essere nominato presidente del Sanpaolo Imi dal 2001 al 2004),  nominato ai primi di luglio, e del direttore generale Luciano Goffi, il patrimonio della banca controllata dalle fondazioni di Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, di Cassa di Risparmio di Pesaro e di Cassa di Risparmio di Jesi (Intesa Sanpaolo possiede una partecipazione del 5,84%, Fondazione Carifano del 3,35%) era sceso sotto del livello minimo previsto (8% dell’attivo).

Il commissariamento sarebbe stato deciso in quanto non appariva possibile realizzare in tempi brevi l’aumento di capitale, deliberato dall’assemblea dei soci a fine giugno (400 milioni di euro complessivi, di cui 300 milioni tramite un aumento di capitale da realizzarsi entro la fine dell’anno ed altri 100 milioni da perfezionarsi entro un periodo massimo di 24 mesi) senza però che “né soci né terzi” abbiano finora “assunto impegni vincolanti relativi alla sottoscrizione dell’aumento di capitale”, come ricorda la nota di Banca d’Italia, mentre le condizioni in cui versava l’istituto erano (e restano) di “assoluta urgenza”: il Tier 1 Ratio è infatti passato dal 5,62% del 31 dicembre 2012 al 4,29% del 30 giugno 2013, mentre il Total Capital Ratio è calato dall’8,51% al 6,64%. Per fare un rapido confronto, Mps, le cui tribolate vicende sono da mesi sotto i riflettori, a fine giugno presentava un Tier 1 Ratio dell’11,7% e un Total Capital Ratio del 16,4%.

Inoltre le attività deteriorate di Banca Marche erano a giugno pari al 24,1% dei crediti concessi alla clientela (contro il 19,7% di fine 2012), mentre, sempre per fare un confronto, i crediti in sofferenza netti rappresentavano alla stessa data il 5% dei crediti totali di Mps, cui si sommava un ulteriore 5% rappresentato da incagli netti (e, notare, se la copertura di Banca Marche, pur alzandosi, era pari a fine semestre al 31% dei crediti deteriorati, quella dell’istituto toscano si attestava al 41,1%, ovvero al 58,1% per quanto riguarda le sole “sofferenze”). Insomma, Banca Marche era una piccola bomba pronta a esplodere che gli uomini di Banca d’Italia (che la teneva d’occhio da tempo) cercheranno ora di disinnescare. Non è tuttavia l’unica: tra gli altri istituti le cui difficoltà sono note da tempo a Via Nazionale e al mercato vi è Banca Carige, che finora per evitare un aumento di capitale da 800 milioni (rispetto ad una capitalizzazione di poco superiore al miliardo) ha preferito cedere qualche asset non più “stategico”.

Le attività di asset management hanno ad esempio fruttato 101 milioni, quelle di banca depositaria 19,5 mentre una partecipazione dello 0,6% in Generali ha generato una piccola plusvalenza, 3-4 milioni, rispetto ai valori di bilancio. In tutto circa 120-125 milioni di mezzi freschi, cui si dovrebbero sommare i proventi della vendita delle attività assicurative (il cui valore è stimato tra i 400 e i 600 milioni e per acquistare le quali si era fatto il nome di Unipol, che si è però sfilata essendo già impegnata nell’integrazione di Fondiaria-Sai) e forse qualche immobile (in bilancio per circa 770 milioni). Ancor più dell’istituto ligure anche la Popolare di Spoleto e Carife sono da tempo sotto i riflettori: a Spoleto Banca d’Italia è già intervenuta commissariando sia la banca sia la Spoleto Crediti e Servizi che controlla il 51% del capitale dell’istituto (notare che tra gli altri azionisti della banca c’è il Montepaschi col 25,93%, della serie piove sempre sul bagnato), a Ferrara la Cassa è stata commissariata a fine maggio mentre la magistratura (che sta indagando anche a Spoleto) sta cercando di capire se è stato tutto regolare (o si è in presenza di una truffa, come sospetta il Pm) negli investimenti immobiliari effettuati dall’istituto a Milano.

Ma, come amano sottolineare molti nostri politici, banchieri e imprenditori, in fondo sto parlando solo di sospetti, di ipotesi e di stime e chissà, forse ne “usciremo meglio degli altri”, forse davvero “le nostre banche sono più solide” di quelle di altri paesi come la Spagna, forse il Paese ha “davanti delle grandissime opportunità”, forse si troveranno “cavalieri bianchi” pronti a scendere in campo per difendere le nostre banche e aziende, magari senza nulla chiedere in cambio (anche se da quanto visto finora non si direbbe). Chissò, tutto può esser, ma nell’incertezza mi permetto un piccolo consiglio: camminate rasenti ai muri e tenete gli occhi ben aperti, non si sa mai.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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