Banca Etruria, il pm Rossi scrive a Casini: “Non ho mentito, su Boschi indagato ho annuito”
Il procuratore Roberto Rossi, che sta indagando sul crac di Banca Etruria, non avrebbe raccontato tutta la verità in relazione alla posizione di Pier Luigi Boschi, padre dell'ex ministro e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Secondo quanto emerso proprio a ridosso della deposizione davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario, Rossi avrebbe escluso qualsiasi coinvolgimento di Boschi Senior nelle indagini relative al crac di Banca Etruria – dichiarazione che ha portato Renzi e gli esponenti del Partito Democratico a esultare per il mancato coinvolgimento del Pd nel caos Etruria – mentre invece stando agli atti il padre del sottosegretario Boschi risulterebbe tuttora iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta per la vendita delle obbligazioni subordinate alla clientela retail di Banca Etruria.
Durante la seduta in commissione Banche, Rossi ha più volte dichiarato che Boschi non avrebbe mai partecipato alle riunioni che hanno deliberato finanziamenti finiti poi in sofferenza e che hanno portato al fallimento della banca e dunque"non è indagato per il reato di bancarotta", ma secondo quanto riportato stamane da un'inchiesta del quotidiano "La Verità" sarebbe invece emersa l'esistenza di un nuovo fascicolo aperto dalla procura di Arezzo relativo al crac di Banca Etruria, uno spezzone di indagine che riguarda la vendita di obbligazioni subordinate alla clientela retail emesse nel 2013. Queste obbligazioni sono titoli ad alto rischio che nel corso degli anni sono stati piazzati da alcune banche, tra cui Etruria, a clienti che non avevano profili di rischio adatti a questi prodotti finanziari, che in caso di fallimento dell'istituto di credito non sono rimborsabili. In questo nuovo spezzone d'inchiesta della procura di Arezzo, Pier Luigi Boschi risulterebbe indagato per non aver fornito le necessarie informazioni alla Consob e il reato ipotizzato sarebbe "falso in prospetto".
Scrive La Verità:
L'ex presidente Giuseppe Fornasari, Boschi senior e altri dieci consiglieri del cda insediatosi nell'aprile 2011, oltre all'ex direttore generale Luca Bronchi e a quattro membri del collegio sindacale, risultato iscritti sul registro degli indagati della Procura di Arezzo per bancarotta e falso in prospetto (il foglietto informativo che va ai clienti delle obbligazioni subordinate), un filone che dovrebbe essere arrivato quasi al giro di boa della richiesta di proroga delle indagini e che è stato innescato dalle conclusioni e dalle sanzioni che la Consob ha comminato a 17 ex amministratori per i subprime spazzatura.
L'apertura del nuovo fascicolo d'indagine è scaturita dalle sanzioni comminate dalla stessa Consob agli ex amministratori di Banca Etruria nel settembre scorso, per complessivi 2,76 milioni di euro e si riferisce al periodo 2012 – 2014. Nel corso delle ultime ore, il presidente della commissione Banche, Pier Ferdinando Casini, ha ricevuto una lettera dal procuratore Rossi, missiva nella quale il magistrato spiega la posizione di Boschi nella vicenda Etruria. Al momento la lettera è secretata e verrà inviata ai singoli membri della commissione banche nel corso del pomeriggio, sempre in forma strettamente riservata.
"Se sarà confermato proporrò alla Commissione di trasmettere l'audizione del dottor Rossi al Consiglio superiore della magistratura affinchè ne sanzioni il comportamento reticente e omissivo davanti al Parlamento italiano", ha dichiarato in Commissione Banche il senatore Andrea Augello di Idea. Il vicepresidente della Commissione, Renato Brunetta, ha invece annunciato che chiederà una nuova audizione del procuratore Rossi. Protestano i commissari del Movimento 5 Stelle, che chiedono ulteriori approfondimenti su Etruria: "Ce le ricordiamo benissimo le esternazioni da parte dei renziani nei giorni scorsi, subito dopo l'audizione in commissione Banche da parte del procuratore di Arezzo che sembravano scagionare papà Boschi da ogni ulteriore coinvolgimento nella vicenda Banca Etruria. Vogliamo ascoltare cosa hanno da dire oggi gli stessi soloni che ieri esultavano", ha dichiarato in commissione Finanze il deputato Alessio Villarosa.
“L’omissione da parte del procuratore di Arezzo Roberto Rossi è solo l’ultimo degli episodi inquietanti che circondano la vicenda di Banca Etruria. Nei giorni scorsi c’è anche, chi, proprio a seguito dell’audizione in commissione Banche del procuratore Rossi, aveva cercato di far credere che Pier Luigi Boschi avesse un ruolo del tutto marginale rispetto alla vicenda di una banca che ha palesato il conflitto d’interessi del Pd. Prima hanno usato l’istituto e poi, quando la nave ha cominciato a scricchiolare, l'hanno abbandonata lasciando i risparmiatori a bordo”, ha invece sottolineato il deputato pentastellato Carlo Sibilia.
La lettera del procuratore Rossi
Stando a quanto appreso dal quotidiano La Repubblica, Rossi nella lettera a Casini risponde alle accuse sostenendo di "ritenere tali addebiti gravemente offensivi", e di aver risposto "a tutte le domande che mi sono state formulate senza alcuna reticenza né omissione. Ho chiarito che l'esclusione di Boschi riguardava il processo per bancarotta attualmente in corso, mentre per gli altri procedimenti ho precisato che non essere imputati non significava non essere indagati. Null'altro mi è stato chiesto in merito. Non ho nascosto nulla circa la posizione del consigliere Boschi in relazione alle domande che mi venivano poste. Le domande hanno riguardato i fatti in oggetto e non, in alcun modo, le persone iscritte nel registro degli indagati".
Secondo quanto riporta il Corriere, invece, Rossi nella sua lettera avrebbe invece sostenuto "di aver risposto sulla posizione di Pier Luigi Boschi precisando che non è tra gli ex del cda Etruria rinviati a giudizio, ma di aver annuito quando gli è stato chiesto se lui e altri potevano essere indagati".