Banca Carige, perché il Pd accusa Giuseppe Conte di conflitto d’interessi
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto con il quale introduce misure “urgenti” su Banca Carige. Un provvedimento ‘salvabanche’ per tutelare anche i correntisti dell’istituto ligure. Il decreto è stato approvato “su proposta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte”. E proprio sul ruolo di Conte il Pd ha sollevato molti dubbi e persino l’accusa di conflitto d’interessi. Ciò che chiede il deputato Luigi Marattin è se Conte “si è astenuto sul decreto”, per i suoi rapporti “tramite il suo socio Alpa, consigliere Carige”, con la banca e per esser stato “consulente di Mincione”, attualmente socio del gruppo. Alessia Morani, altra deputata dem, pone la stessa domanda sottolineando che “Conte è stato consulente di Raffaele Mincione, banchiere socio Carige”. Simona Malpezzi parla di “strane coincidenze” e domanda: “È in corso un conflitto di interesse?”. Infine, Michele Anzaldi ha inviato una lettera al presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, chiedendo di verificare se esiste un “potenziale conflitto di interesse”. A cosa si riferiscono gli esponenti del Pd? Proviamo a capirlo.
Guido Alpa e il suo ruolo in Banca Carige
Guido Alpa è da tempo legato al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Sono stati motivi di polemica negli scorsi mesi il concorso con cui Conte è diventato professore ordinario (in commissione c’era lo stesso Alpa) e lo studio legale condiviso dai due giuristi. Il rapporto di Alpa con Carige è facilmente verificabile: sul curriculum dello stesso professore – pubblicato sul sito della Sapienza – è riportato ogni rapporto avuto con il gruppo bancario. Alpa è stato membro del consiglio di amministrazione di Carige dal 1993 al 2003 e poi dal 2009 al 2013. È stato presidente di Carige assicurazioni e Carige vita nuova dall’aprile del 2013 al dicembre del 2013. È stato membro del cda della Fondazione Carige, azionista della banca, dal dicembre 2013 al febbraio 2014. Ed è stato consulente e legale di Raffaele Mincione, nome che poi tornerà, attualmente terzo socio della banca con una quota di poco superiore al 5%.
Il legame tra Conte e Alpa viene invece certificato dal curriculum del presidente del Consiglio, dove è scritto che Conte “dal 2002 ha aperto un nuovo studio legale con Alpa”. Versione smentita dal giurista, secondo cui i due sarebbero stati solo coinquilini. Conte ha avuto la cattedra da professore ordinario vincendo un concorso nel 2002, quando già condivideva lo studio legale con Alpa, che è stato membro della commissione esaminatrice. E c’è un altro aspetto che emerge dal curriculum di Conte: i due avrebbero avuto diverse esperienze di lavoro insieme, oltre a molte pubblicazioni in comune, stando sempre al cv di Conte.
Il rapporto tra Giuseppe Conte e Raffaele Mincione
Chi è Raffaele Mincione? È socio di Carige con il 5,4% delle quote. È entrato nel capitale di Carige con il suo fondo Capital Investment Trust investendo sulle azioni dell’istituto per circa 3 miliardi. Notizia che risale a febbraio 2018, poco meno di un anno fa. Del rapporto tra Mincione e Conte si era già parlato poco dopo l’insediamento del governo guidato dall’attuale presidente del Consiglio. E anche in quel caso per un’accusa su un presunto conflitto d’interessi. Conte, a maggio, poco prima di essere incaricato come presidente del Consiglio, aveva formulato come avvocato un parere pro veritate per la Fiber 4.0, una cordata guidata proprio da Raffaele Mincione. Senza riepilogare tutta la vicenda riguardante il controllo della società Retelit che gestisce i cavi in fibra ottica, ciò che è certo è che Conte formulò il 14 maggio questo parere riguardante proprio Fiber 4.0.
La replica di Palazzo Chigi: ‘Nessun conflitto'
Fonti di Palazzo Chigi sostengono che non ci sia alcun conflitto d'interessi per Conte. Sul ruolo di Guido Alpa, si sottolinea che il presidente Conte "ha già chiarito che non ha mai avuto con lui uno studio professionale associato né ha mai costituito con lui un'associazione tra professionisti. Hanno sempre svolto in maniera distinta le rispettive attività professionali". Per quanto riguarda Raffaele Mincione, da Palazzo Chigi fanno sapere che Conte "non è mai stato suo consulente né l'ha mai incontrato o conosciuto, neppure per interposta persona. Nel maggio 2018 è stato chiesto all'avvocato Conte, prima che diventasse presidente del Consiglio, di esprimere un parere pro-veritate per conto della società Fiber 4.0, di cui Mincione risulta presidente, sulla questione riguardante la legittimità, da parte della Libyan Post Telecommunications information Technology Company, del controllo su Retelit s.p.a., alla luce delle regole in materia di golden power. Si tratta dunque di una questione che non ha nessun collegamento con la Banca Carige. Il rapporto professionale con la società Fiber 4.0 si è esaurito con la redazione di questo parere pro-veritate. Non ricorrendo, dunque, le situazioni di conflitto di interesse di cui alla legge 215/2004 e all'art. 51 cpc, non sussisteva alcuna ragione, né giuridica né anche solo di opportunità, per un'astensione da parte del presidente Conte nel corso del Consiglio dei ministri che ha approvato il provvedimento relativo a Banca Carige".