Balzerani, l’ex brigatista del commando che rapì Moro: “La vittima è diventata un mestiere…”
Ex brigatista, componente del comando che organizzò il rapimento, il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro, Barbara Balzerani torna agli onori della cronaca in occasione dell’anniversario di quel 16 marzo 1978, giorno del rapimento dell’ex presidente del Consiglio. In un incontro che si è tenuto a Firenze per presentare il libro di Balzerani dal titolo ‘L’ho sempre saputo’, l’ex brigatista è tornata al centro delle polemiche dopo una frase choc pronunciata durante l’evento: “C’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l'hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te”. Una frase che colpisce tutti i parenti delle vittime di quel 1978: non solo Aldo Moro, ma anche i cinque uomini della scorta uccisi a via Fani per sequestrare il presidente della Dc.
Barbara Balzerani fu condannata all’ergastolo e ieri è stata però ospite del centro sociale Cpa di Firenze Sud, scatenando le polemiche di alcuni parlamentari del centrosinistra, tra cui Gabriele Toccafondi, e dei consiglieri comunali del centrodestra. Già negli scorsi giorni Balzerani era finita al centro delle polemiche per un’altra frase scritta sul suo profilo Facebook: “Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?”. La prima reazione fu quella della figlia di Aldo Moro, Maria Fida: “Che palle il quarantennale lo dico io, non i brigatisti. E non Barbara Balzerani. Loro dovrebbero solo starsene zitti”.
Maria Fida Moro ha registrato un video appello intitolato ‘Adesso basta’: “Io – afferma – posso lamentarmi del quarantennale. Io che non l'ho provocato ma l'ho subito. E ho il titolo per dirlo. Anche solo per la semplice ragione che mi dà dolore. Ma la signora Barbara Balzerani non può dirlo perché lei è tra coloro che l'hanno provocato. E, quindi, si tiene i risultati di quanto messo in atto”.
La figlia di Moro ha commentato poi le ultime parole dell’ex brigatista: “Prendo atto della sua inconsulta dichiarazione. Avrei immaginato che avrebbe risposto con il silenzio che è d'oro. Negli ultimi quaranta anni mentre io mi arrampicavo sugli specchi per mantenere mio figlio, voi ve la siete ‘goduta' senza fatica, senza dolore e senza merito. Ciò detto aggiungo che io sono quella del perdono nei vostri confronti, che mi è costato un baule di parolacce e minacce di morte (compresa la carta igienica sporca inviata per posta). Altri hanno trasformato in mestiere ed in una lucrosa fonte di reddito il nostro dolore”.
Maria Fida continua: “Detesto anche solo l'idea del mestiere di vittima, che ho sempre rifiutato. Sono andata in giro gratis attraverso l'Italia per portare un messaggio di pace amorevole. Se c’è qualcuno che ha trasformato in mestiere una morte totalmente ingiusta siete voi, portati in palma di mano, da gente vile e meschina. È paradossale che viviate da allora a braccetto con il sistema che dicevate di voler combattere. Sarà molto triste per lei sentire nel cuore il dolore che ha provocato, cosa che prima o poi succederà. Non le chiedo nemmeno più di fare silenzio. Parli ancora e ancora così tutti si renderanno finalmente conto di chi siate realmente. L’unico di voi che io ancora stimo è Marco Donat Cattin che proprio come me voleva essere ‘cancellato dalla vita' e che è morto tragicamente una notte, cercando di soccorrere delle persone in autostrada”.
A rispondere all’ex brigatista anche Luca Moro, nipote del presidente della Dc: “Noi non abbiamo scelto di essere vittime e non ne abbiamo fatto un mestiere. Voi avete scelto di fare i brigatisti e di piombare nelle nostre vite distruggendole – cosa di cui avremmo fatto volentieri a meno – negli ultimi quaranta anni avete avuto lo spazio, la voce e la visibilità. Cose che a noi sono state negate. Sembra che l'esperienza di essere a contatto con Aldo Moro in quei cinquantacinque giorni non abbia insegnato niente né a lei né ad altri. L'unica cosa saggia che le rimarrebbe da fare sarebbe il silenzio”.