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Baby squillo: indagati sarebbero 50, minori costrette e fotografarsi nude

Sarebbero più di cinquanta le persone iscritte nel registro degli indagati con l’ipotesi di prostituzione minorile nell’inchiesta dei Parioli, inoltre altre decine di persone sarebbero “sotto esame”.
A cura di S. P.
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Le giovani finite nel giro di prostituzione minorile ai Parioli erano sfruttate, ricattate, e anche costrette a farsi filmare e fotografare nude. Si arricchisce sempre più di nuovi dettagli l’inchiesta che ha portato già ad alcuni arresti e all’iscrizione nel registro degli indagati di decine di persone. Sarebbero 50 gli indagati con l’ipotesi di prostituzione minorile e altre persone potrebbero aggiungersi nelle prossime settimane. E potrebbero scattare anche altre contestazioni. Da tempo si parla di sesso a pagamento e di droga ma si teme anche un giro di pedopornografia. Si parla di un passaggio sospetto di oltre duemila file tra immagini, video e messaggi che riguardano minorenni. Ieri, sottoposto a interrogatorio di garanzia dopo la notifica del terzo provvedimento cautelare, il presunto sfruttatore delle due baby squillo Mirko Ieni si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per lui e per altre persone si potrebbe arrivare a processo. Per il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Cristiana Macchiusi, gli sfruttatori sottoponevano le due ragazzini a veri tour de force pur di guadagnare più soldi: i due tenevano i contatti con clienti, fissavano gli incontri e mantenevano la contabilità delle prestazioni sessuali effettuate dalle giovani con i relativi ricavi.

Foto in atteggiamenti sessuali espliciti – Chiedevano alle due “la consegna di una percentuale, nonché al tipo di informazioni che la minore avrebbe dovuto dare ai clienti”. E secondo l’accusa gli sfruttatori costringevano anche le due ragazzine a fare foto in atteggiamenti sessuali espliciti. Oltre a Ieni e a Pizzacalla, la procura ha chiuso l’indagine anche per Riccardo Sbarra. La sua posizione sarebbe tra le più delicate: nei due computer sequestrati nel suo ufficio sono stati recuperati 2000 files contenenti immagini e video pedopornografici. Gli inquirenti indagano in particolare su alcuni account sospetti che partecipavano allo scambio di materiale: sarebbero ancora da smascherare, secondo quanto ricostruiscono oggi diversi quotidiani, gli account di “Bambolina 302” e di “Monica bsx”.

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