Aumento dell’IVA e speculazione: l’imposta sale al 21% e molti ne approfittano
Tutti si ricordano dell'avvento della moneta unica europea. Era il 1° gennaio 2002, e di lì a poco, con l'Euro, sarebbero arrivati aumenti di cui ancor oggi paghiamo le conseguenze. Un'altra data importante, in tal senso, è stata quella dello scorso 17 settembre, con l'entrata in vigore ufficiale del ritocco dell'Iva dal 20 al 21% che, se nei propositi dovrebbe risanare le casse dello Stato per 4 o 5 miliardi l'anno, al momento sembra solo far ritornare in auge le stesse speculazioni, che vedranno alleggerire sempre più i nostri portafogli. Subito ritoccati i prezzi dei beni di largo consumo, compresi anche diversi generi alimentari. Ma anche quelli di detersivi, cosmetici, giocattoli, abbigliamento, auto e moto e generi tecnologici, oltre che caffè, cacao e alcolici. Ma non solo.
C'è da dire che l'aumento indiscriminato dei prezzi era stato da molti preventivato. Codacons aveva già fatto una triste previsione: "Sarà difficile pagare 1.01 Euro quello che costava 1 Euro". Ed è la stessa associazione a difesa dei consumatori a far notare che l’accelerazione record dell’inflazione del +3,1, rilevato dall’Istat per il mese di settembre, sia il sintomo che molti, abusando della nuova aliquota del 21%, hanno alzato i prezzi. Non la pensa così Confcommercio, convinta che "l'aumento dell'Iva esplicherà in pieno i suoi effetti ad ottobre".
Ma i dati sembrano chiari. E ad essere aumentati non sono solo i prezzi dei beni di "prima necessità", e soprattutto non dell'1%.
La benzina è schizzata a 1,7 euro al litro, con aumenti in media di 4 centesimi (prezzo poi ridimensionato negli ultimi giorni a 1,63 e 1,64 euro). Rincaro anche per due prodotti "irrinunciabili" per gli italiani come sigarette e caffè (al bar). I tabaccai hanno apportato modifiche di anche 20 centesimi alle "bionde", così come hanno fatto i baristi che da un giorno all'altro hanno aumentato il caffè da 80 a 90 centesimi.
Caso paradossale è, invece, quello di cd musicali e film in dvd. Molti gli artisti che avevano chiesto di abbassare l'aliquota sulla vendita dei propri album dal 20% al 4%. E' accaduto il contrario. Con l'aumento dell'Iva i prezzi sono infatti saliti rispettivamente per dischi e film del 7,7% e del 2,6% in più rispetto ad agosto. Una pratica che non fa altro che rendere il gioco ancora più facile per i "pirati".
Ma la catena degli "accorgimenti" post-Iva è ancora lunga. Potremmo dilungarci con l'esempio dei pedaggi autostradali e dei biglietto dei mezzi pubblici. In entrambi i casi dire che è stato applicato semplicemente l'aumento del 1% previsto dalla manovra finanziaria è una pura invenzione.
E' così è sceso in campo Mister Prezzi, figura istituita nientepopodimeno che dalla commissione Bilancio della Camera per garantire la sorveglianza dei prezzi. Un intervento che, in realtà, è servito a ben poco, come ha commentato Carlo Renzi, presidente di Codacons: "Mister Prezzi si è svegliato dal letargo in cui sembrava essere caduto. Peccato però che i controlli di cui parla andavano realizzati molti giorni fa, ossia ancor prima dell’entrata in vigore dell’aumento". Forse è meglio dare un'occhiata al vademecum stilato dall'Adiconsum.