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Aumenta la spesa militare italiana nel 2018: 25 miliardi tra F-35 e missioni all’estero

In Italia la spesa militare continua ad aumentare: +4% nell’ultimo anno, con 25 miliardi di euro di costi per il 2018. Secondo l’ultimo rapporto Milex le spese militari rappresentano l’1,4% del Pil e sono divise tra basi Nato, missioni all’estero, F-35 e nuovi armamenti.
A cura di Stefano Rizzuti
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La spesa militare italiana continua ad aumentare nel 2018: un totale di 25 miliardi di euro, corrispondenti all’1,4% del Pil. Un incremento del 4% rispetto al 2017 che conferma quanto già segnalato negli anni del governo Renzi (+8,6% rispetto al 2015) e che mostra come la crescita della spesa sia evidente rispetto alle ultime tre legislature. A sottolineare questi dati è il rapporto MIL€X 2018, presentato oggi alla presenza di Daniel Högsta, coordinatore della campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) vincitrice del Premio Nobel per la Pace lo scorso anno.

Cresce il bilancio del ministero della Difesa nel 2018: 21 miliardi per un +3,4% in un anno, +8,2% rispetto al 2015. Così come aumentano i contributi del ministero dello Sviluppo Economico per l’acquisto di nuovi armamenti (3,5 miliardi, +5% in un anno, +30% nell’ultima legislatura, +115% nelle ultime tre legislature) per i quali nel 2018 verranno spesi in totale 5,7 miliardi. Tra i programmi di riarmo nazionale i più significativi dal punto di vista economico sono quelli per le nuove navi da guerra della Marina e i nuovi carri armati ed elicotteri dell’esercito, oltre agli aerei da guerra Typhoon e F-35.

Gli F-35 e le basi Nato

Proprio sugli F-35 si sofferma il rapporto Milex che analizza i costi effettivi, corrispondenti a 50 miliardi considerando anche i costi operativi. Valutati, inoltre, anche reali ricadute industriali ed occupazionali, difetti strutturali e la loro funzione strategica essendo armi offensive. Il rapporto approfondisce anche quelli che definisce i costi della ‘servitù nucleare’ legata alle spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche tattiche americane B-61 nelle basi italiane e alle spese di stazionamento del personale militare Usa addetto e di mantenimento in prontezza di aerei e piloti italiani.

Högsta commenta che questi dati “dimostrano come la presenza di armi nucleari abbia impatto negativo per i paesi che le ospitano non solo dal punto di vista politico, ma anche della spesa pubblica. L'opinione pubblica dovrebbe rendersene conto”. Nel rapporto si analizzano anche le spese italiane di supporto alle 59 basi Usa in Italia per un totale di 520 milioni l’anno e quelle di contribuzione ai bilanci Nato (192 milioni l’anno). Altro elemento sottolineato dal rapporto è il costo della base militare italiana a Gibuti intitolata all’eroe di guerra fascista Comandante Diavolo per 43 milioni l’anno.

Le missioni italiane all'estero

Altro focus è quello sull’impegno militare in Afghanistan. Nel 2018 vengono investiti 185 milioni di euro in questa missione, la cifra più bassa dal 2004 e in lieve – ma costante – calo rispetto agli anni precedenti. I soldati attualmente impegnati sono 900, anche in questo caso siamo tra le cifre più basse degli ultimi venti anni. In totale, la missione in Afghanistan è costata all’Italia quasi 8 miliardi di euro. Minori i costi totali della missione in Iraq (poco meno di 3 miliardi) ma con cifre più alte nel 2018: siamo infatti a 277 milioni di euro, in calo rispetto all’anno scorso. In totale, nel 2018, le missioni italiane all’estero sono costate 1 miliardo e 282 milioni.

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