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Guerra in Ucraina

Zelensky incontra Papa Francesco: dialogo di 35 minuti, focus sul rimpatrio dei prigionieri ucraini

“Per tutti noi in Ucraina, la questione delle persone catturate e deportate rimane incredibilmente dolorosa. Si tratta di adulti e bambini, molti civili che ora sono tenuti in prigioni e campi in Russia”, ha spiegato Zelensky dopo l’incontro con Francesco.
A cura di Davide Falcioni
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"La questione di riportare a casa la nostra gente dalla prigionia è stata il fulcro del mio incontro con Papa Francesco. Contiamo sull'assistenza della Santa Sede per aiutare a riportare indietro gli ucraini che sono stati fatti prigionieri dalla Russia". È quanto scritto su X dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky illustrando il contenuto dell'udienza di stamattina da Papa Francesco. "Per tutti noi in Ucraina, la questione delle persone catturate e deportate rimane incredibilmente dolorosa. Si tratta di adulti e bambini, molti civili che ora sono tenuti in prigioni e campi in Russia", ha spiegato Zelensky.

"Ieri è stato riferito che la giornalista ucraina Viktoria Roshchyna è morta durante la prigionia russa – ricorda il capo di Stato -. Per molti giornalisti ucraini che conoscevano Victoria, la sua morte è un duro colpo". "Molti altri giornalisti, personaggi pubblici, capi comunità dei territori occupati e persone comuni che sono state catturate durante l'occupazione russa rimangono prigionieri russi", ha aggiunto.

L'atteso vertice del leader ucraino con Papa Francesco – il terzo in Vaticano dopo quelli dell'8 febbraio 2020 e del 13 maggio 2023, mentre i due si sono visti anche al G7 di Borgo Egnazia del 14 giugno scorso – è durato 35 minuti, fra le 9.45 e le 10.20. Dopo il colloquio privato nella Sala della Biblioteca e la presentazione della delegazione ucraina, il Santo Padre ha donato a Zelensky una fusione-bassorilievo in bronzo di un fiore che nasce, con la scritta "La pace è un fiore fragile". Il presidente ucraino ha invece donato al Pontefice un dipinto ad olio raffigurante "Il massacro di Bucha. La storia di Marichka". Papa Francesco ha donato a Zelensky anche il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno, in una copia firmata appositamente stamane, i volumi dei documenti papali, il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della Lev, e il volume "Perseguitati per la verità, i greco-cattolici ucraini dietro la cortina di ferro".

E dopo i colloqui di Zelensky in Segreteria di Stato col cardinale Pietro Parolin e il ‘ministro degli Esteri' della Santa Sede Paul Richard Gallagher, la Sala stampa vaticana ha fatto sapere che questi "sono stati dedicati allo stato della guerra e alla situazione umanitaria in Ucraina, nonché alle vie che potrebbero metterle fine, portando ad una pace giusta e stabile nel Paese". Inoltre, "sono state esaminate anche alcune questioni relative alla vita religiosa nel Paese".

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Tuttavia il "centro" della giornata resta l'auspicato ritorno in patria dei prigionieri ucraini e il fatto che Kiev conta per il rilascio dai russi sull'aiuto della Santa Sede. Su questo non si può non far riferimento alla missione dell'inviato papale, il cardinale Matteo Zuppi, basata proprio sul principio della "diplomazia umanitaria" e sui canali attraverso cui sbloccare i rimpatri sia di adulti che di bambini. E alcuni, seppur in maniera finora contenuta, sono già avvenuti. In un ulteriore post su X, Zelensky spiega che oggi, con Parolin e Gallagher in Segreteria di Stato, "abbiamo discusso dell'attuazione della Formula di Pace, con particolare attenzione al punto riguardante il ritorno dei bambini deportati e il rilascio di ostaggi civili e prigionieri di guerra". È stata data anche "particolare attenzione alla preparazione di una conferenza basata su questo punto della Formula di Pace, che si terrà il 30-31 ottobre in Canada".

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