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Ylenia muore in ospedale a 28 anni dopo un giorno di agonia, la madre: “Indagine ferma da due anni”

Il 27 dicembre 2021 la 28enne Ylenia Cavallini è morta all’ospedale San Donato di Arezzo, dopo essere stata messa in codice verde e dopo un giorno di agonia. A distanza di due anni dalla tragedia la mamma della ragazza è tornata a parlare sui social della vicenda. La Procura ha aperto un fascicolo nel 2022 ma ancora non ci sono stati sviluppi sul caso.
A cura di Eleonora Panseri
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Il 27 dicembre 2021 la 28enne Ylenia Cavallini è morta dopo un giorno e mezzo di agonia all'ospedale San Donato di Arezzo. A distanza di due anni da quel tragico giorno la mamma della ragazza, Cristina Fioretti, ha deciso di tornare a parlare della vicenda, sulla quale la magistratura aretina sta cercando fare luce.

La famiglia, assistita dall'avvocato Luca Bufalini, nel maggio 2022 ha sporto denuncia contro ignoti per "responsabilità colposa per morte in ambito sanitario" (art. 590 sexies cp) e "abbandono di persone incapaci" (art. 591 cp). Dopo la querela, è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Arezzo.

"È un anno e più che ho fatto denuncia e ancora non si sa niente", ha scritto alcuni giorni fa su Facebook la signora Fioretti. In un altro post, pubblicato sulla pagina "Giustizia per Ylenia", la mamma ha ripercorso le ore precedenti alla morte della figlia. "Alle 6 del mattino, Ylenia si sente male: inizia a vomitare e gli fa male la pancia. Alle 12 chiamo l’ambulanza dove mia figlia, entra con le sue gambe".

Appena raggiunto il pronto soccorso di Arezzo, intorno alle 13, a Ylenia viene assegnato un codice verde e con molta lentezza le vengono fatte delle analisi del sangue. La mamma si fa aggiornare telefonicamente, visto che a causa del Covid non le è permesso stare con la figlia.

"Alle 17 ho chiamato l’ospedale e mi hanno detto che avevano trovato un’infezione nel sangue e quindi gli avrebbero fatto una tac addominale. Alle 19 mi dicono che risulta un colon ingrossato: pensano che siano feci e che debba andare di intestino. Richiamo Ylenia alle 21.20: stava ancora malissimo e a malapena riusciva a parlare. Alle 22 dall’ospedale mi parlano ancora di un colon molto grosso: mi dicono che la mattina successiva mi avrebbero chiamato per dirmi in che reparto si trovava", racconta ancora la signora.

All’1.45 di notte però "mi chiama un altro chirurgo dicendomi che quando ha visitato mia figlia era già in acidosi metabolica, aveva un megacolon tossico che gli hanno dovuto asportare perché era in necrosi: era in rianimazione intubata e gravissima perché in setticemia. Credevo fosse un incubo".

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Poi alle 13.30 la madre della 28enne riceve una nuova chiamata: "Mi dicono di andare di corsa perché, testuali parole, ‘Questa ragazza non reagisce a niente'. Quando sono arrivata, l’infermiera mi dice: ‘Sua figlia sta morendo'". Poco dopo  avviene la tragedia.

Insieme al suo medico la signora Fioretti decide di controllare la cartella clinica della figlia. "Alle 17 già sapevano che c’era una un’infezione evidente e alle 21.45 già risultava che era erano stati chiamati tre rianimatori. A me hanno chiamato solo dopo mezz’ora e non mi hanno detto niente: mi hanno negato di vedere la mia bambina e le hanno negato di avere sua mamma vicino".

Da qui la denuncia nel 2022. Come ricorda La Nazione, però, a distanza di un anno e mezzo dall'apertura del fascicolo da parte della Procura di Arezzo, non c’è né una richiesta di archiviazione, né un rinvio a giudizio.

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