Yara, sul suo corpo dieci peli umani. Nessuno appartiene a Bossetti
Mentre Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello accusato del delitto di Yara Gambirasio, è in attesa di sapere se il Tribunale della Libertà accoglierà la richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi avvocati, l’inchiesta sul delitto si arricchisce di nuovi elementi. Secondo quanto scrive oggi Il Corriere della Sera, tra le 200 tracce pilifere trovate sul corpo della giovane Yara Gambirasio (rinvenuto, a tre mesi dalla sua scomparsa, nel campo di Chignolo d’Isola), due appartengono a una stessa persona. Questi i risultati delle analisi compiute dai consulenti del pm Letizia Ruggeri, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, dei laboratori dell'università di Pavia. Non è possibile sapere a chi appartengono queste tracce, né dire se sono di un uomo o di una donna ma si sa che per alcune si tratta di peli umani e che, come in realtà era già trapelato in passato, non sono dell’unico sospettato del delitto Massimo Giuseppe Bossetti. Nello specifico, di dieci delle 200 tracce trovate sul corpo di Yara è stata accertata la natura umana.
Yara, i risultati delle perizie assegnate dal pm Letizia Ruggeri
Per le altre non è stato possibile indicarla, per via del cattivo stato di conservazione o per le ridotte dimensioni. Non è quindi scontato che siano animali. Le tracce potrebbero essere state trasportate dal vento, dunque non sarebbero sufficienti almeno per il momento per far parlare di un eventuale complice. Diverso sarebbe invece se fossero di più in quanto indicherebbero una presenza significativa sulla vittima. Se le indagini sul delitto di Yara Gambirasio dovessero portare a un presunto complice, il suo Dna potrebbe essere confrontato con quello dei peli. Essendo tuttavia senza bulbo, è stato possibile isolare solo il Dna mitocondriale e non quello nucleare (il primo individua un gruppo familiare attraverso la linea materna, il secondo invece identifica una persona). Allo stato attuale, quindi, l’unica traccia di rilievo trovata resta il Dna, rintracciato sugli slip e sui leggings della ginnasta, che per la Procura di Bergamo appartiene a Bossetti.