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Yara Gambirasio, le dichiarazioni del Procuratore Francesco Dettori

Parlano il Procuratore Francesco Dettori e il pm Letizia Ruggeri che hanno indagato sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio: “Indagine faticosissima e quasi conclusa, per trovare la verità su una 13enne non si bada a spese”.
A cura di Antonio Palma
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Le dichiarazioni di Francesco Dettori

Francesco Dettori, procuratore capo di Bergamo, ha rilasciuato delle dichiarazioni in conferenza stampa sulle indagini del caso Yara Gambirasio, Secondo Dettori “Non cè stata alcuna contraddizione”

Dopo le complesse indagini, l'arresto di Massimo Giuseppe Bossetti e anche le polemiche su tempi e metodi dell'inchiesta, oggi a parlare sono stati i pm che in questi anni si sono occupati  dell'assassinio di Yara Gambirasio. In conferenza stampa alla Procura di Bergamo, i magistrali hanno rivendicato tutti gli sforzi fatti in questi anni per arrivare ad un quadro più chiaro partendo con pochissimi elementi a disposizione e un mistero fittissimo. "È stata un’indagine faticosissima, un’indagine pazzesca" ha sottolineato infatti il pm Letizia Ruggeri,  titolare del fascicolo sul caso di Yara Gambirasio, avvertendo però: " Le indagini continuano, non sono chiuse. Ci guardiamo bene dal considerare questo un caso chiuso". Gli ha fatto eco il procuratore capo di Bergamo, Francesco Dettori che ha commentato: "Abbiamo raggiunto risultati insperati e insperabili, si era partiti totalmente dal nulla, c'era un'assenza totale di dati di riferimento per avviare le indagini al momento della sparizione di Yara".

Le polemiche sull'inchiesta

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Dettori in realtà ha approfittato della conferenza anche per togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa. Per quanto riguarda la polemica con Alfano il Procuratore ha voluto ribadire che l’arrestato "andava tutelato come persona", e si è chiesto "Perché dare in pasto alla stampa questa persona che ha diritto di essere tutelata prima che interloquissimo con il Gip?". Replicando duramente a chi ha giudicato eccessivi i costi delle indagini, con migliaia campioni di dna esaminati prima di individuare il presunto assassino, Dettori invece ha spiegato: "Sono polemiche aride e stupide, è stato un lavoro enorme, non c'è stato spreco di denaro pubblico, per trovare la verità sul caso di una ragazza di 13 anni non si bada a spese".

Apporto fondamentale del dna e degli esami scientifici

In effetti, come sottolineato da tutti gli inquirenti, mai come questa volta gli esami scientifici hanno dato una mano decisiva alle indagini. "Nei primi mesi è stato un incubo, ma il Dna è stato il faro alla luce del quale proseguire le ricerche"  ha confermato il pm  Letizia Ruggeri, sottolineando: "Dopo aver riesumato il cadavere di Guerinoni, non abbiamo avuto più nessun dubbio sul fatto che fosse il padre del soggetto che stavamo cercando". Dna come fattore chiave dunque, lo ha ripetuto anche  il generale Mario Parente, comandante del Ros dei carabinieri, spiegando: "C'è stato un apporto della scienza nelle indagini come forse mai in precedenza. È stato un lavoro enorme, una prova enorme di professionalità perché è stato difficilissimo isolare il dna con un'operazione di assoluta avanguardia nel settore". Con il Dna "abbiamo dato un nome a un marziano, abbiamo dato una certezza alla popolazione bergamasca, non esistono delitti perfetti" ha dichiarato invece il questore di Bergamo, Fortunato Finolli, sempre durante la conferenza stampa sul caso Yara.

Le ricerche del Dna compiute dall'Università di Pavia

Un ruolo fondamentale per risalire al dna del presunto asssassino di Yara è stato svolto dai genetisti dell'Università di Pavia. Come spiega un comunicato dello stesso Ateneo, dopo aver individuato la paternità di ‘ignoto 1' in Giuseppe Guerinoni, i genetisti hanno focalizzando la loro attenzione su una caratteristica peculiare del profilo dell'ignoto, un allele raro di provenienza materna. Da qui è stato avviato uno screening della popolazione locale arrivando ad identificare Ester Arzuffi come madre del presunto assassino. Da quel momento sono partite poi le indagini sulla famiglia della donna che ha portato all'individuazione di Massimo Giuseppe Bossetti. Infine attraverso un boccaglio utilizzato per effettuare un alcol test all'uomo, i genetisti dell'università hanno accertato che il profilo genetico "risultava perfettamente sovrapponibile a quello del soggetto ignoto, con una probabilità estremamente elevata, dal punto di vista statistico".

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