Yara Gambirasio: vittima casuale di un delitto premeditato
Dopo le indiscrezioni che la davano morta dissanguata dalle profonde ferite ritrovate sul corpo, e quelle che invece volevano che fosse stata strangolata adesso tra le cause del decesso di Yara Gambirasio, spunta una terza traccia, un dato che finora non era stato preso in considerazione e che pare ribaltare in parte le conclusioni a cui erano arrivati gli inquirenti. La sera del 26 novembre nell’Isola bergamasca faceva freddo: un particolare di non poco conto e che potrebbe essere tra le cause che hanno determinato la morte della giovane atleta bergamasca. Così com’è stato per Daniel Busetti, anche l’acerba esistenza di Yara, descritta da tutti come una ragazza solare, potrebbe essere stata spenta dal gelo della notte bergamasca.
Gli inquirenti ipotizzano che una volta nel campo di Chignolo nel quale è stato ritrovato il corpo di Yara, e dove a detta del Procuratore Massimo Merini Yara è stata uccisa, su di lei siano state inferte ferite con due armi differenti: un punteruolo ed un oggetto contundente. Ad impugnare le armi probabilmente due mani diverse. In effetti, sempre secondo quanto emerso nella conferenza stampa del procuratore Meroni, sui guanti di Yara sono state ritrovate due tracce genetiche distinte: una appartenente ad un individuo di sesso maschile e l’altra di una donna che però non sembrano appartenere alle tracce repertate dai Carabinieri durante i mesi dell’indagine.
Inoltre è probabile che la tredicenne bergamasca sia stata una vittima casuale del delitto. Gli inquirenti, infatti, sembrano essere convinti che gli aggressori di Yara avessero un piano prestabilito, di cui Yara però è entrata a far parte soltanto successivamente, forse per un movente sessuale. A confermare tale ipotesi c’è il dato che nessuno sapeva che Yara si sarebbe recata al Centro sportivo quel pomeriggio, nessuno a parte la madre. Inoltre, le indagini sui frequentatori della palestra dove si allenava Yara, nel corso dei mesi, non hanno portato ad elementi degni di nota per le indagini, e nessun particolare è saltato fuori dai tabulati telefonici del cellulare o dalla lettura del diario segreto. Insomma, a quasi 4 mesi dalla scomparsa di Yara, gli inquirenti sembrano ancora brancolare nel buio.