Yara, parla la moglie di Bossetti: “Mio marito non è un assassino”
“Mio marito non è un assassino, non è un pedofilo”: a ripetere, più volte, queste parole ai carabinieri e alla polizia che l’hanno messa sotto torchio sarebbe stata Marita Comi, la moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo fermato una settimana fa perché ritenuto l’assassino di Yara Gambirasio. Stando a quanto scrive Il Corriere della Sera, Marita Comi ha deciso di non voltare le spalle al marito che, da parte sua, continua a proclamarsi innocente. Per quanto riguarda l’alibi di suo marito, la donna ha detto di non ricordare dove fosse quel 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara Gambirasio. Ma ha detto di non aver notato nulla di strano, nessun sbalzo d’umore, nessun atteggiamento diverso dal solito. Massimo Giuseppe Bossetti, nel ricordo di sua moglie, sarebbe stato l’uomo di sempre tutto casa, figli e lavoro. La donna avrebbe detto anche che il marito faceva sempre le stesse cose ma se tardava lei non ci faceva caso perché se aveva dei lavori extra da fare rincasava anche alle 9 di sera. Come ricorda Il Corriere, al momento del fermo del muratore 44enne il cui Dna è stato trovato sugli indumenti della piccola Yara, la moglie Marita aveva scagliato la sua rabbia contro Ester Arzuffi, sua suocera. Ai suoi occhi la mamma di Massimo Giuseppe Bossetti sarebbe colpevole di non aver mai confessato a nessuno il suo segreto, e cioè di aver avuto una relazione con Giuseppe Guerinoni da cui poi sarebbe nato il presunto assassino di Yara. La Arzuffi, da parte sua, continua a negarlo, dicendo che Massimo e la gemella sono figli di suo marito.
Le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio
Intanto, in merito alle indagini sul caso Gambirasio, cominceranno probabilmente dai veicoli di Massimo Giuseppe Bossetti i rilievi dei militari del Ris di Parma. Le operazioni – che dovrebbero iniziare la settimana prossima – implicano che sia avvisato il difensore di Bossetti affinché possa nominare propri consulenti. Gli investigatori intanto sono al lavoro per incrociare le celle telefoniche agganciate da Yara Gambirasio con quelle di Massimo Giuseppe Bossetti. Nel frattempo il presunto assassino di Yara Gambirasio resta in carcere, dove sarebbe stato anche preso di mira dagli altri detenuti.