Yara Gambirasio, le 10 visite di Bossetti alla palestra della vittima
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Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo fermato il 16 giugno perché ritenuto l’assassino di Yara Gambirasio, si aggirava attorno alla palestra di Brembate Sopra – dove la 13enne si allenava – non solo il giorno della sua scomparsa ma anche in altre occasioni. Il lunedì e il mercoledì, tra le 17 e le 19.30, mentre Yara si trovava in palestra insieme alle sua compagne, il presunto assassino passava in quelle zone. A dimostrarlo, scrive Repubblica, ci sono i tabulati telefonici. Massimo Giuseppe Bossetti, rivela il quotidiano, si trovava lì non soltanto il giorno del rapimento della ragazzina ma anche nel periodo precedente. Quello che, secondo gli investigatori, occorreva a Bossetti per “agganciare” la giovane Yara e creare con lei un rapporto definito dai carabinieri e dai poliziotti di “consuetudine” o “preconsuetudine”. Sarebbero dieci i sopralluoghi che l’indagato avrebbe compiuto da inizio settembre a metà novembre 2010 (Yara Gambirasio, lo ricordiamo, è scomparsa mentre camminava dalla palestra alla sua abitazione il 26 novembre del 2010) con un incremento tra la prima e la seconda metà di ottobre: “Il telefono combaciava con la palestra, come se ci stesse sopra”, ha spiegato un investigatore a Repubblica.
Yara, i legali di Bossetti non hanno presentato il ricorso al Riesame
Ieri mattina Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti, hanno intanto comunicato di non voler ricorrere al tribunale del Riesame contro la custodia cautelare in carcere. I due legali hanno infatti spiegato di voler difendersi in aula. Una strategia difensiva che punterebbe a smontare la prova madre dell’accusa: le tracce biologiche di Massimo Giuseppe Bossetti trovate sui leggings e sugli slip della giovane Yara Gambirasio. L’indagato, secondo quanto detto dai suoi avvocati, avrebbe fornito una possibile spiegazione. E i suoi difensori, è stato ribadito anche ieri, sarebbero convinti della sua innocenza.