Yara Gambirasio, la Corte nega a Massimo Bossetti l’accesso ai reperti del processo
I giudici della Corte d'assise di Bergamo hanno rigettato la richiesta degli avvocati di Massimo Bossetti: non avrà accesso ai reperti del processo per la morte di Yara Gambirasio conclusosi con la condanna all'ergastolo. I difensori non potranno effettuarne la ricognizione. La difesa aveva avanzato l'istanza in vista di una possibile revisione della sentenza.
La precedente richiesta
La Corte europea dei diritti dell'uomo aveva già rifiutato una richiesta di revisione del processo a Massimo Bossetti. L'istanza era stata dichiarata inammissibile. Il ricorso era stato presentato dai difensori legali dell'uomo nel novembre del 2018, a poche settimane dalla sentenza della Cassazione. Nonostante la sentenza contraria, i legali avevano continuato a sperare in una revisione del processo. Bossetti aveva chiesto in una lettera pubblica la conservazione di tutti gli atti affinché la difesa potesse impugnarli per un'ulteriore indagine. "Il timore che possano andare distrutti è alto" scriveva.
L'omicidio della 13enne
Yara Gambirasio fu uccisa nel 2012. Il suo corpo venne ritrovato il 26 febbraio 2011 dopo indagini lunghe e difficili. Il caso aveva assunto una grande rilevanza mediatica sia per la giovane età della vittima che per l'efferatezza del crimine. La giovane è scomparsa il 26 novembre 2010 dopo che si era recata presso il centro sportivo del suo paese, dove era solita allenarsi nella ginnastica ritmica. Lì è rimasta almeno fino alle 18.40 circa e dopo si sono perse le tracce. Le telecamere di sorveglianza del centro sportivo erano tutte fuori uso e non è stato quindi possibile accertare i suoi spostamenti. Alle 18.44 il suo telefono cellulare aggancia la cella di Ponte San Pietro, alle 18:49 la cella di Mapello, e alle 18:55 la cella di Brembate di Sopra. Poi il segnale è scomparso definitivamente.
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