Yara Gambirasio, Corte d’Assise: “Inammissibile richiesta avvocati Bossetti su conservazioni reperti”
Ancora un nulla di fatto per gli avvocati di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all'ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e il cui cadavere è stato scoperto il 26 febbraio 2011 in un campo aperto a Chignolo d'Isola. La Corte d’Assise di Bergamo ha infatti dichiarato inammissibile l’istanza dei due legali dell'uomo, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, di conoscere lo stato di conservazione dei reperti del processo per la morte della ginnasta 13enne.
Le precedenti istanze e l'ok della Cassazione
La notizia è stata anticipata dal programma tv in onda su Rete4 "Quarto Grado" che ha fatto sapere che lo scorso 21 gennaio la Corte d'Assise di Bergamo presieduta dal giudice Patrizia Ingrascì ha dichiarato inammissibili i quesiti dei due avvocati che chiedevano di poter conoscere lo stato e le modalità di conservazione degli slip e dei leggings della tredicenne uccisa, e dei campioni di Dna dell’indagine, custoditi presso l’ufficio reperti del tribunale di Bergamo. Così da poter sapere se questi sono conservati rispettando le linee guida internazionali e se sono state adottate le cautele per evitare il deterioramento dei reperti stessi. In precedenza i due avvocati avevano già fatto richiesta alla Corte d'Assise di Bergamo di poter accedere ai reperti così da poterli rianalizzare al fine di una possibile revisione del processo. Anche in quel caso, era il giugno 2021, le istanze erano state rigettate, nonostante il pronunciamento della Cassazione favorevole alla difesa di Bossetti. L'uomo, recluso nel carcere di Bollate dove sta scontando la sua pena, continua a ribadire la sua innocenza e da tempo chiede nuovi esami sulle tracce biologiche rinvenute sui vestiti della vittima.
Se pensano che la difesa abbandoni per stanchezza si sbagliano di grosso
"La Corte di Bergamo probabilmente pensa di essere superiore alla Corte di Cassazione, se i principi di questa vengono disattesi – le parole dei legali Salvagni e Camporini – se pensano che la difesa abbandoni per stanchezza si sbagliano di grosso. Stiamo già lavorando al quinto ricorso. Per noi è fondamentale conoscere questo stato di conservazione perché come è noto affinché si possano fare delle analisi sul dna occorre che questo sia stato conservato a temperatura costante e sotto lo zero cosi com'era custodito al San Raffalele di Milano prima della confisca".