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Omicidio Yara Gambirasio

Yara Gambirasio, Bossetti ora spera nei 54 campioni di Dna: “Io come Olindo e Rosa, nuove speranze”

L’uomo, già condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio, spera in “indagini difensive con appositi macchinari più sofisticati” sui reperti di Dna depositati. Per ora però il via libera ai difensori di Bossetti riguarda l’accesso ai reperti e non sono state autorizzate ulteriori analisi.
A cura di Antonio Palma
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Massimo Bossetti spera ancora nei campioni di Dna depositati in Tribunale per dimostrare la sua innocenza nel caso dell'omicidio di Yara Gambirasio per il quale è stato già condannato in via definitiva nei tre gradi di giudizio. Dopo il via libera dei giudici all'accesso ai quei 54 reperti, come chiesto dai legali del muratore di Mapello, Bossetti infatti si dice convinto di poter dimostrare la sua innocenza e paragona la sua vicenda giudiziaria a un altro caso drammatico, quello del delitto di Erba per cui sono in carcere Olindo e Rosa Bazzi.

“Finalmente mi viene concessa la possibilità di fare la ricognizione dei reperti. Un raggio di sole è riuscito a penetrare nell'oscurità di questo grande buio. Non mi faccio abbattere dall'ingiustizia, tengo viva la speranza di credere che la giustizia ancora esiste" ha dichiarato infatti Bossetti in alcune dichiarazioni scritte rilasciate a Marco Oliva, il conduttore della trasmissione Iceberg su Telelombardia che si occupa del caso.

"Quello che più oggi spero è che quei campioni di Dna non siano così davvero mal custoditi come si è sentito dire, ma che possano essere ancora utili attraverso indagini difensive con appositi macchinari più sofisticati rispetto al passato, dato che la scienza si è molto evoluta" ha spiegato l'uomo che è tutt'ora detenuto per scontare la sua pena per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, avvenuto nel novembre del 2010.

In realtà per ora l'unico via libera ai difensori di Bossetti riguarda l'accesso e una ricognizione dei reperti e non sono state autorizzate ulteriori analisi. Queste potranno essere richieste solo in un secondo momento e saranno di nuovo i giudici a stabilire se concederle, valutando "se non sono manifestamente inutili". Come spiegato dalla Procura, infatti, al momento è permesso solo "l'accesso e la sola osservazione dei reperti, previa adozione di ogni cautela atta a garantire l’integrità dei medesimi, e con esclusione di ogni attività implicante interventi di altra natura, come anche di ogni attività, non importa se ripetibile o meno, che comporti il contatto fisico con gli oggetti". Eventualità a cui i pm si oppongono, ricordando che "non esiste un quarto grado di giudizio" e la condanna è già in via definitiva.

Bossetti però non sembra volersi arrendere e spiega: "Nel mio caso trovo che sia tutto altamente vergognoso ed irrispettoso che a distanza di 9 anni dal mio disumano arresto ad oggi ancora rimango all'oscuro sull'esistenza di questi reperti, sul loro stato di conservazione e di come attualmente si presentano. La mia speranza dopo la decisione della Cassazione è quella di vedere affrettare i tempi alle indagini".

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