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Voragine di Castelluccio, svelato il mistero: “Legata a collasso rocce sottostanti”

I ricercatori della sezione Geologia dell’Università di Camerino, Piero Farabollini e Gianni Scalella, spiegano i motivi per cui si è formata la voragine nel Pian Grande, dopo il terremoto che ha colpito Norcia e tutto il centro Italia.
A cura di Biagio Chiariello
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La "voragine senza fondo" della piana di Castelluccio di Norcia non sarebbe più un mistero. I ricercatori della sezione Geologia dell’Università di Camerino, Piero Farabollini e Gianni Scalella, insieme ad alcuni colleghi professionisti ed alcuni funzionari della Regione Marche hanno spiegato come il gigantesca baratro – profondo circa 5 metri – che si è aperto nella piana di Castelluccio di Norcia dopo il terremoto dello scorso 30 ottobre sia “legato al collasso improvviso delle rocce sottostanti”.

I ricercatori hanno fotografato il pozzo e verificato che si tratta di una “riattivazione di una delle doline che caratterizzano il lato sud-orientale della piana”, la più importante delle quali si sviluppa nell'Inghiottitoio dei Mergani, dove confluiscono le acque di raccolta dell'intero bacino di Castelluccio. La cavità, spiega Scalella, mostra sedimenti dovuti a depositi fluviali e lacustri di età recente: "Il fondo del pozzo, ad appena 5 metri di profondità, è caratterizzato dalla presenza di torba, un segno della natura fluvio-lacustre del riempimento della piana" la cui origine è da imputare “all’evoluzione tettono-carsica tipica delle principali conche presenti nell’appennino centro-meridionale”, cioè Castelluccio, Colfiorito, Norcia, Cascia, Leonessa.

Quindi lo smottamento avrebbe prodotto l'assestamento dei materiali che compongono la piana, elementi di natura sciolta, facilmente comprimibili. “Un fenomeno tipico di queste aree carsiche, che diventa evidente con terremoti di magnitudo superiori a 6-6.5” dicono Farabollini e Scalella.

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