Vongole contaminate al pranzo di nozze e decine di intossicati, chef stellato condannato a 2 mesi
Si è concluso con una condanna a due mesi di reclusione il processo di primo grado a carico dello chef stellato Marco Sacco, accusato di aver servito vongole contaminate durante un pranzo di nozze che avevano fatto registrate decine di intossicati tra gli invitati. Il cuoco due stelle Michelin è stato ritenuto colpevole dei reati di lesioni colpose e commercio di sostanze alimentari nocive ma è stato condannato a una pena decisamente inferiore a quella chiesta dai pm: due mesi e venti giorni di reclusione ma con sospensione condizionale della pena e non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale.
Con lui condannata alla stessa pena anche la direttrice di sala del ristorante Piccolo Lago di Verbania in cui sono avvenuti i fatti. L’episodio risale ormai all’estate di tre anni fa quando, dopo un pranzo di nozze al ristorante affacciato sul lago di Mergozzo, molti degli invitati al banchetto avevano accusato i sintomi dell’intossicazione come nausea, vomito, dissenteria e crampi addominali, e alcuni erano ricorsi persino alle cure del pronto soccorso.
Le indagini di Nas dei carabinieri e le analisi successive sulle pietanze servite alle circa sessanta persone, tra invitati e sposini, hanno messo nel mirino un risotto con vongole e borragine. In particolare le vongole crude del piatto che sarebbero state contaminate da norovirus. Secondo l’accusa, chef e direttrice di sala dovevamo essere condannati a 8 mesi perché il prodotto surgelato, venendo decongelato e successivamente servito, sarebbe stato di fatto trattato.
Una costruzione ora accolta dal giudice Beatrice Alesci del tribunale di Verbania che in primo grado ha condannato entrambi, stabilendo inoltre provvisionali per risarcimento del danno pari a oltre 20mila euro: 8mila euro complessivi ai coniugi che organizzarono il banchetto nuziale e 250 euro per ciascuna delle 53 parti civili che si sono costituite a processo.
Nel corso della vicenda giudiziaria, i due imputati avevano rigettato ogni responsabilità, sostenendo di aver rispettato alla lettera le istruzioni riportate in etichetta dal produttore delle vongole, parlando quindi di una contaminazione già presente in precedenza. “Noi abbiamo comprato vongole che si possono mangiare crude” aveva spiegato a Gusto lo chef pluristellato, aggiungendo: “Le utilizzo dal 2015. Da quando ho questo fornitore avrò servito oltre tremila piatti come quello”.