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Covid 19

Vo’ ha sconfitto il coronavirus: dopo 53 giorni non ci sono più malati

Il primo focolaio di coronavirus in Italia insieme a Codogno ha fatto registrare per la prima volta un azzeramento totale del numero di malati. Il sindaco: “L’ultimo ricoverato, un mio carissimo amico, è stato dimesso la scorsa settimana. Sono andato a trovarlo e ci ho parlato: lui alla finestra, io dalla strada. Mi ha detto che ora anche il suo tampone è negativo”.
A cura di Davide Falcioni
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A Vo' Euganeo, primo focolaio di coronavirus in Italia insieme a Codogno, non ci sono più malati di coronavirus. La buona notizia, attesa da 53 giorni, è stata comunicata dal sindaco Giuliano Martini, chiamato in questi quasi due mesi a fronteggiare un'emergenza straordinaria e unica: "L’ultimo ricoverato, un mio carissimo amico, è stato dimesso la scorsa settimana. Sono andato a trovarlo e ci ho parlato: lui alla finestra, io dalla strada. Mi ha detto che ora anche il suo tampone è negativo". Eppure proprio Vo', in provincia di Padova, era stata la prima città "chiusa" e costantemente sorvegliata da esercito, carabinieri e polizia. Proprio qui, infatti, si sono sviluppati i primi casi di contagio ed è stato registrato il primo morto, il pensionato Adriano Trevisan.

Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, ha commentato al Corriere: "Degli 87 abitanti che hanno contratto il virus, tre sono deceduti e 75 sono guariti, nel senso che le analisi ora hanno escluso la loro positività al Covid 19. Infine, anche i restanti nove sono tutti asintomatici: stanno solo aspettando di negativizzarsi". Le misure restrittive quindi si sono rivelate determinanti: "Sono orgoglioso dei miei compaesani. Hanno rispettato le restrizioni rimanendo in casa anche quando, nei primi giorni, il resto d’Italia ancora poteva spostarsi liberamente. Il fatto che da giorni non ci siano nuovi contagi, è la dimostrazione che la distanza sociale è l’unica misura efficace", ha dichiarato il sindaco.

Vo' non è definitivamente al sicuro. Nonostante il primo focolaio sia stato spento, infatti, il rischio di una seconda ondata è concreto. La cittadina veneta nel frattempo è diventata un vero e proprio laboratorio: l'Università di Padova ha infatti eseguito uno screening su tutti gli abitanti e presto verrà annunciato un nuovo studio, che anche stavolta  coinvolgerà l’intera popolazione. "È importante che in quel comune non ci sia più alcun sintomatico – sostiene  Crisanti – perché è la prova che il focolaio si può contenere, anche attraverso tamponi di massa. Ora, è evidente che non si può pensare di analizzare la saliva a tutti gli italiani però l’esperienza di Vo’ ci tornerà utile se, con la riapertura delle aziende, dovessero emergere nuovi contagi".

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