Virus West Nile: nuove vittime a Padova e Ravenna. Infettata anche una 15enne di Jesolo
Cresce la paura nelle regioni del Nord Est per il Virus West Nile. Sono, infatti, in aumento i casi di contagio e il numero dei decessi da puntura di zanzara infetta. Il triste primato spetta al Veneto, dove lo scorso 21 agosto è morto il quinto paziente affetto da questa patologia. Si tratta di un 91enne di Padova, ex carabiniere con varie patologie pregresse, che da giorni presentava una febbre persistente e che si va ad aggiungere agli altri otto che non ce l'hanno fatta su tutto il territorio nazionale. In tutta la regione, sono stati segnalati ad oggi 105 casi, dei quali 34 evoluti nella forma neuroinvasiva, con 5 decessi, tutti in persone anziane o già gravemente ammalate. Tuttavia, per l'assessore alla Sanità, Luca Coletto, "siamo di fronte a una situazione impegnativa ma che non deve destare allarme, con un centinaio di casi confermati su una popolazione di circa cinque milioni di abitanti".
Nonostante ciò, aumenta la preoccupazione per eventuali nuovi contagi. Il virus ha colpito anche a Udine. Nelle scorse ore le analisi di laboratorio svolte al centro universitario di Trieste hanno confermato il contagio di un uomo di 34 anni, che era stato ricoverato con sintomi sospetti all'inizio dello scorso mese di luglio. Il suo caso è stato seguito da quello di una ragazza di 15 anni, che si è presentata alla Clinica di malattie infettive di Udine per accertare l'origine di un'influenza sospetta, contratta tre settimane prima dopo una vacanza a Jesolo. Ansia anche a Ravenna, dove lunedì scorso, 20 agosto, è deceduto sempre per il Virus West Nile un uomo di 85 anni, il secondo in tutta la provincia, dopo una donna di 87 anni del comprensorio faentino anche lei con patologie pregresse. Gli esperti fanno comunque notare che si tratta in realtà di un virus dalle conseguenze limitate. Solo in un caso su mille la malattia può essere particolarmente grave per l’insorgenza di manifestazioni neuro invasive, specie in soggetti anziani o debilitati da altre patologie croniche. Nell’essere umano l’infezione può essere asintomatica, in oltre l’80% dei casi, o presentarsi come sindrome febbrile.