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Virus Dengue, in 20 anni casi decuplicati, allarme dell’OMS: “Elevato il rischio a livello globale”

Dal 2000 al 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha documentato un incremento di dieci volte dei casi segnalati in tutto il mondo, passati da 500.000 a 5,2 milioni.
A cura di Davide Falcioni
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Il numero di contagi di Dengue – malattia trasmessa dalla puntura di zanzare e causata da un flavivirus – è notevolmente aumentato negli ultimi 20 anni, rappresentando una sfida sostanziale per la salute pubblica. A lanciare l'allarme è l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che dal 2000 al 2019 ha documentato un incremento di dieci volte dei casi segnalati in tutto il mondo, passati da 500.000 a 5,2 milioni. L'Oms ha valutato "elevato il rischio a livello globale", considerando la trasmissione in crescita come, appunto, il numero di casi e decessi.

Il 2019 ha fatto segnare un picco senza precedenti, con contagi diffusi in 129 Paesi. Dopo una leggera flessione del numero di infezioni tra il 2020-2022 a causa della pandemia di Covid-19 e un tasso di segnalazione più basso – prosegue l'Oms – "nel 2023 si è osservato un aumento a livello globale, con molteplici epidemie, che si sono verificate in aree precedentemente non colpite dalla Dengue. Dall'inizio dell'anno, la trasmissione in corso, combinata con un picco inaspettato di contagi di Dengue, ha portato al massimo storico di oltre cinque milioni di casi e più di 5mila decessi segnalati in oltre 80 Paesi". Quasi l'80% di questi contagi, ovvero 4,1 milioni, è stato segnalato nella regione delle Americhe. Nella Regione europea sono stati registrati focolai autoctoni di Dengue. Numeri importanti ma, precisa l'Organizzazione Mondiale della Sanità, probabilmente sottostimati poiché la maggior parte delle infezioni primarie sono asintomatiche e la segnalazione della Dengue non è obbligatoria in molti Paesi.

Sono svariati i fattori associati al crescente rischio di diffusione dell'epidemia di Dengue, tra cui il cambiamento della distribuzione dei vettori (le zanzare infette, principalmente Aedes Aegypti e Aedes albopictus), le conseguenze del fenomeno El Nino nel 2023 e il cambiamento climatico che porterà ad un aumento delle temperature e ad elevate precipitazioni e umidità; la fragilità dei sistemi sanitari durante la pandemia di Covid-19; l'instabilità politica e finanziaria in Paesi che affrontano complesse crisi umanitarie ed elevati spostamenti di popolazione. La carenza dei sistemi di sorveglianza in molti Paesi colpiti – conclude l'Oms – potrebbe aver portato a ritardi nella segnalazione e nella risposta e alla mancata identificazione dei sintomi, contribuendo ad aumentare gli esiti gravi della Dengue.

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