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Violenza sessuale su una 14enne: l’educatore di Comunione e Liberazione resta in carcere

Il gip del tribunale di Reggio Emilia ha rigettato la richiesta dei domiciliari avanzata dalla difesa. L’uomo, docente di religione ed educatore di CL, è accusato di aver abusato di una ragazzina minorenne durante un ritiro spirituale a Viserbella, in provincia di Rimini.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio
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Andrea Davoli resta in carcere. Per l'insegnante di religione ed educatore di Comunione e Liberazione di 52 anni, responsabile provinciale di Reggio Emilia di Gioventù Studentesca "Don Giussani", arrestato sabato 19 agosto con l'accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di una 14enne, il giudice per l'indagini preliminari del tribunale di Reggio Emilia, Silvia Guareschi, ha confermato la misura della custodia cautelare in istituto di pena, rigettando l'istanza dei domiciliari avanzata dall'avvocato difensore Liborio Cataliotti, dopo dell'interrogatorio di garanzia.

Secondo quanto scritto nel fascicolo d'inchiesta aperto dalla procura di Rimini, il presunto rapporto sessuale fra i due si era consumato durante un ritiro spirituale a Viserbella, nel Riminese. L'uomo è stato arrestato a Caorle, in provincia di Venezia, dove si trovava presso la casa dei genitori, ed è stato portato in cella nel carcere di Pordenone dove attualmente è recluso. Successivamente gli atti sono passati per competenza alla procura di Reggio Emilia, provincia nella quale l'uomo e la vittima risiedono e dove sarebbero cominciati gli approcci.

Durante l'interrogatorio, l'educatore avrebbe risposto a tutte le domande fornendo la sua versione. Secondo quanto sostenuto dall'uomo, sarebbe stata la ragazzina ad averlo provocato e sarebbe stata quindi consenziente ad avere con lui i rapporti sessuali che si sono consumati tra i due. Intanto, la procura reggiana ha disposto il sequestro di telefonini e computer di Davoli, che sono ora al vaglio degli inquirenti.

La denuncia della 14enne sarebbe arrivata subito dopo il ritiro a Viserbella. Rientrata a casa la ragazza avrebbe raccontato ai genitori di aver consumato un rapporto sessuale non protetto e sarebbero stati proprio il padre e la madre a sporgere denuncia ai carabinieri. I militari dell'Arma hanno quindi avviato un'indagine, sentendo prima la ragazza e i due genitori, poi passando al vaglio i messaggi che la giovane e il 52enne si erano scambiati in passato.

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