Violentata nel bagno della stazione a Torino, nel cellulare della 12enne chat con uomini che la adescavano

Una ragazzina di 12 anni ha denunciato la violenza sessuale nella stazione di Porta Nuova a Torino. L'indagine ha evidenziato più di un episodio ai danni della ragazzina che sarebbe stata adescata da più persone.
Il tutto è iniziato con un intervento della Polizia Ferroviaria chiamata da due turisti olandesi che volevano utilizzare il bagno della stazione e che lo avevano trovato occupato. A insospettirli erano stati alcuni rumori che avevano poi spinto le autorità a intervenire. Dal bagno era uscito un ragazzo di 20 anni, poi la 12enne che si era scusata.
Il 20enne è finito in carcere, mentre la 12enne è stata reputata "idonea a testimoniare" durante l'incidente probatorio. Dopo il fatto, i genitori hanno affiancato alla ragazzina una tata che sta con lei dopo scuola. L'esperienza, secondo le autorità, è stata altamente traumatica.
Secondo quanto ricostruito, quel giorno i genitori della 12enne erano al lavoro e lei, che frequenta le scuole medie, aveva detto alla nonna che avrebbe dovuto occuparsi di lei che dopo la scuola avrebbe incontrato alcuni amici. La prima versione fornita all'ospedale Regina Margherita aveva spinto gli inquirenti ad aprire l'inchiesta.
"Ho incontrato un ragazzo di 15 anni e siamo andati ai giardini e al centro commerciale – ha spiegato -. Quando sono tornata a Porta nuova ho visto quest'altro ragazzo che mi fissava. Gli ho detto di avere 13 anni, non 12. Mi ha offerto un gelato e mi ha detto di avere 18 anni. Abbiamo fatto una passeggiata e poi siamo andati nel bagno della stazione. I miei genitori non sanno nulla dei miei rapporti sessuali".
Dopo 3 settimane, la ragazzina aveva raccontato a un'assistente sociale la verità. Quel ragazzo, secondo il suo racconto, l'aveva obbligata a fumare marijuana, a seguirlo in bagno e ad avere un rapporto sessuale. "Non l'ho detto subito – ha spiegato – perché avevo paura di lui".
Il 20enne si è invece difeso sostenendo che il rapporto "era consensuale" e che credeva che la 12enne "fosse più grande".
Poco dopo la madre della 12enne ha scoperto un vero e proprio "schema": nel cellulare della figlia vi erano infatti chat che promettevano rapporti sessuali in luoghi pubblici con uomini molto più grandi. La ragazzina, come è prevedibile immaginare, sarebbe infatti stata adescata tramite applicazioni e chat.
"Un giorno l'ho lasciata dalla nonna ma quando sono arrivata da lei non c'era e non tornava a casa – ha spiegato la donna -. Avevo trovato diversi messaggi dove si allude a rapporti con adulti ed ero preoccupata. Da quel giorno le ho tolto il telefono".
Sul contenuto di quello smartphone ora indaga la polizia che parla di adescamento.