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Violenta figlia 13enne e la costringe ad abortire. Poi chiede la condanna a morte

L’uomo, 40enne di origini sudamericane, aveva abusato della ragazzina, l’aveva messa incinta per poi costringerla ad abortire prima di fuggire in Svezia. Reo confesso, ha deciso di avere abbracciare la fede musulmana, per poi chiedere la pena capitale.
A cura di B. C.
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Condannato per violenza sessuale e procurato aborto della figlia di 13 anni, forse in un momento di follia ha affermato di avere abbracciato la fede musulmana e, ammettendo le sua responsabilità, ha chiesto di essere spedito a Damasco per essere condannato a morte. Protagonista della vicenda è un 40enne sudamericano. Il Tribunale di Rimini gli ha inflitto, in primo grado, 6 anni e 4 mesi di carcere oltre al pagamento di una provvisionale di 50.000 euro, dopo che, nel 2012, aveva costretto la sua bambina ad avere rapporti sessuali con lui, l'aveva messa incinta per poi costringerla ad abortire. Ma la Procura riminese, vista anche la giovanissima età della ragazzina, aveva chiesto un prelievo del Dna dal feto per capire di chi fosse la paternità.

Vistosi incastrato, l'uomo ha deciso di lasciare l’Italia per recarsi in Svezia dove è rimasto per due anni fino a quando è stato rintracciato, nell'agosto dello scorso anno, e arrestato dalla Polizia. Estradato l'11 agosto, al suo arrivo a Fiumicino gli agenti gli hanno notificato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal Gip riminese Fiorella Casadei, per violenza sessuale e procurato aborto. Dopo il trasferito al carcere di Rebibbia a Roma, è stato portato a Rimini e sottoposto a prelievo del Dna, poi confrontato con quello conservato e prelevato dal feto abortito dalla ragazzina. E la condanna. A quel punto il 40 enne ha affermato di avere abbracciato la fede musulmana, e chiesto – invano – di essere spedito in carcere a Damasco e di essere condannato a morte.

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