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Omicidio ex vigilessa Sofia Stefani

Vigilessa uccisa in caserma, Gualandi non poteva portare l’arma: “Era destinato a servizio interno”

La testimonianza dell’attuale comandante della polizia locale di Anzola, sentita davanti alla Corte d’Assise di Bologna dove è in corso il processo a carico del 63enne Giampiero Gualandi per l’omicidio della collega Sofia Stefani.
A cura di Antonio Palma
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Quando ha sparato e ucciso la collega Sofia Stefani, con la quale aveva una relazione extraconiugale, Giampiero Gualandi, 63enne ex comandante della Polizia Locale di Anzola Emilia (Bologna), non avrebbe potuto tenere con sé l’arma di ordinanza che ha usato perché il regolamento interno lo vieta. È quanto ha ribadito oggi in Tribunale, durante il processo per omicidio, l’attuale comandante della polizia locale di Anzola, Silvia Fiorini.

"Dal primo gennaio 2024 Gualandi aveva la responsabilità dell'ufficio contenzioso. Era un servizio interno. Chi svolge servizi interni non deve essere armato, lui non poteva portare l'arma” ha spiegato la comandante, testimoniando davanti alla Corte d'Assise di Bologna, dove è in corso il processo a carico del 63enne. Una testimonianza che, oltre a ribadire la non necessità dell’arma in quel momento di servizio, smentisce in parte anche la ricostruzione di Gualandi che sostiene avesse portato la pistola per pulirla in ufficio e che il colpo che ha ucciso la collega il 16 maggio 2024 sia partito per errore durate una lite.

“Era assegnatario di un'arma, ma non la poteva portare, andava a fare le esercitazioni al poligono programmate. Dalla fine di settembre 2021, quando ha ricevuto una idoneità con limitazioni al servizio esterno, Gualandi non ne ha più fatti" ha dichiarato infatti la comandante della polizia locale, aggiungendo: “Non l'ho mai visto maneggiare l'arma in ufficio o pulirla in ufficio. Io non ho mai pulito l'arma in ufficio. Nessun collega ha mai pulito le armi in ufficio".

Affermazioni che avvalorano la tesi della procura e dei carabinieri che sostengono si sia trattato di un gesto volontario. Per questo la pm Lucia Russo contesta al 63enne l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal legame affettivo con la collega 33enne Sofia Stefani.

La stessa testimone inoltre ha ricostruito un clima difficile all’interno della caserma dei vigili. "Con Gualandi non c'erano rapporti distesi, infatti fino al giorno dei fatti l'atteggiamento sul luogo di lavoro di Gualandi è sempre stato strumentalmente ostruzionistico. Qualsiasi cosa dicessi, scrivessi o facessi, era oggetto di chiarimenti, richieste di spiegazioni, lamentele e contestazioni da parte sua. Parliamo di centinaia di email e decine e decine di lettere".

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