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Vigile in mutande assolto a Sanremo, motivazioni sentenza: “Timbrare in slip non è reato”

Sono state depositate le motivazioni con le quali il giudice ha spiegato perché decise di assolvere dieci impiegati del Comune di Sanremo, presunti furbetti del cartellino fra i quali il celebre vigile in mutande: “La timbratura in abiti succinti non costituisce neppure un indizio di illiceità penale e ha una sua spiegazione logica”.
A cura di Susanna Picone
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Lo scorso gennaio il vigile di Sanremo diventato “famoso” per le immagini catturate mentre timbrava il cartellino in mutande per poi tornare a casa è stato assolto con rito abbreviato. Alberto Muraglia, questo il nome del vigile urbano, era finito sotto inchiesta nell'indagine della Guardia di Finanza sui furbetti del cartellino. Ora sono state rese note le motivazioni della decisione del giudice dello scorso gennaio. Il giudice ritiene per quel che riguarda l'ormai ex vigile che "la timbratura in abiti succinti non costituisce neppure un indizio di illiceità penale e ha una sua spiegazione logica". Esisteva, infatti, una disposizione del comandante della polizia locale secondo cui l’imputato, in funzione di custode, doveva timbrare dopo aver aperto il mercato municipale e in abiti borghesi.

Le 319 pagine di motivazioni della sentenza, con le quali il giudice ha spiegato perché ha deciso di assolvere dieci impiegati del Comune di Sanremo, tra cui appunto anche il vigile in slip, smontano la tesi accusatoria, dando atto al pm di aver fatto del suo meglio sulla base, però, di un impianto viziato da errori di interpretazione e sviste investigative.

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Il giudice ha dedicato la parte conclusiva della sentenza al rilievo mediatico di quelle immagini che hanno fatto il giro dei telegiornali. “Anche ammesso che talvolta il Muraglia abbia timbrato in mutande o in abiti succinti non va dimenticato che le contestazioni mosse al predetto imputato erano di falso e di truffa, non di atti osceni o di atti contrari alla pubblica decenza (illeciti anch’essi, comunque, insussistenti in quanto allorché timbrava in mutande il Muraglia era visto solo dai finanzieri che avevano collocato le telecamere). Se i media hanno fatto delle immagini del vigile in mutande, diffuse senza risparmio da giornali e televisioni, il simbolo di un malcostume generalizzato dei pubblici dipendenti […] questo giudice ritiene, in adesione a quanto sostenuto dalla difesa, che la timbratura in abiti succinti non costituisca neppure un indizio di illiceità penale e che abbia una sua spiegazione logica e non connotabile come indizio di illiceità”.

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