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Vietato parlare di Wikileaks su Twitter e Facebook: parola del dipartimento di stato USA

Il caso Wikileaks, ormai, ha raggiunto proporzioni inimmaginabili. E pensare che, stando alle dichiarazioni di Julian Assange, il bello deve ancora arrivare. Pare, infatti, che…
A cura di Anna Coluccino
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Il caso Wikileaks, ormai, ha raggiunto proporzioni inimmaginabili. E pensare che, stando alle dichiarazioni di Julian Assange, il bello deve ancora arrivare. Pare, infatti, che non sia stato reso noto il fascicolo più ghiotto dell'intera tranche di documenti, un fascicolo che viene sventolato dall'uomo simbolo di Wikileaks a mo' di monito.

Intanto, gli USA corrono ai ripari in tutti i modi possibili, facendo pressioni su Amazon e PayPal allo scopo di sospendere l'erogazione dei servizi ai danni di Wikileaks, stringendo accordi diplomatici con nemici giurati come la Cina e l'Iran, e arrivando, addirittura, a sconsigliare caldamente agli studenti nordamericani di postare link su Twitter e Facebook che facciano riferimento ai documenti pubblicati da Wikileaks, in modo da non compromettere le proprie possibilità di carriera.

Quest'ultimo avvenimento ha avuto luogo presso la Columbia University, una delle più prestigiose del Nord America, e precisamente presso la School of International and Public Affairs. Lì, un ufficiale del Dipartimento di Stato USA, ex allievo della stessa scuola, ha parlato agli studenti, dichiarando che "partecipare a questo genere di attività, metterebbe in discussione la capacità di avere a che fare con informazioni confidenziali, una capacità essenziale nella maggior parte degli impieghi afferenti al governo federale".

Il concetto è stato veicolato da una mail inviata agli studenti dall'ufficio per l'impiego lo scorso martedì. Ciò che si legge nella missiva non è vincolante, stando a quanto dichiarato finora, per chiunque ne riceva copia, ma resta "caldamente consigliato" a tutti coloro che abbiano fatto richiesta di lavoro presso il governo federale o, comunque, intendano farlo in futuro.

All'interno degli uffici federali, infatti, i documenti pubblicati da Wikileaks sono a tutt'oggi considerati classificati, e quindi riservati. Ciò significa che essi non sono consultabili da chi non possiede il livello minimo richiesto per aver accesso a tali informazioni. Insomma, mentre tutto il mondo accede liberamente ai contenuti dei dossier pubblicati da Assange, i dipendenti del governo federale sono impossibilitati a conoscerne il contenuto.

Quello che resta da chiedersi è: quanto ancora resisteranno Facebook e Twitter alle pressioni della diplomazia USA? Dobbiamo aspettarci una prossima chiusura degli account che Wikileaks ha su i due siti? Oppure i social media in questione stanno, in qualche modo, collaborando con la sicurezza nazionale statunitense al fine di rintracciare gli autori degli aggiornamenti che vengono postati?

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