Videopoker, bingo e scommesse online in mano a Casalesi e Mafia (VIDEO)
Un sodalizio tra la camorra dei Casalesi, esponenti della mafia dei Santapaola e ‘ndranghetisti per gestire un giro basato sul gioco d'azzardo legale. Capo dell'organizzazione, Nicola Schiavone, figlio del boss di Casal di Principe, Francesco “Sandokan” Schiavone. A lui ed altre 56 persone è stata notificata la custodia cautelare in carcere -in due sono riusciti a sfuggire alla cattura- a seguito dell'operazione “Rischiatutto” condotta dalla Dda di Napoli assieme al R.o.s. dei Carabinieri di Napoli, alla Squadra mobile e al nucleo Polizia Tributaria di Frosinone, e al gruppo della Guardia di Finanza di Aversa.
L'operazione è stata definita anche "Normandia 2" perché nata dalle risultanze della prima indagine che ha messo allo scoperto i rapporti tra camorra e gioco d'azzardo in mezza Italia. Stamattina sono stati sequestrati beni per 470 milioni di euro, tra cui 347 immobili, 148 aziende, 247 conti bancari, 280 auto – tra cui due Ferrari – e quote societarie dal valore di un milione di euro.
Il gioco d'azzardo online al centro del sistema, emerge dalle indagini un sistema messo a punto da Nicola Schiavone tramite l'installazione -effettuata personalmente- di server informatici in Romania. Le macchinette presenti in alcuni circoletti adibiti a sale gioco, ma anche attraverso una rete di internet-poit, gli avventori potevano scommettere o giocare a videopoker online. La scelta di un server estero era dovuta alla necessità di rendere opaca e poco tracciabile la movimentazione di denaro sul web.
“I boss diventano imprenditori” questo l'allarme lanciato dal procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, che tratteggia i contorni della nuova criminalità organizzata. “La criminalità non è più solo quella dal volto violento che conosciamo, che opera attraverso traffici illeciti, ma si converte per operare in attività imprenditoriali e commerciali – a cui applicca le dinamiche dell'intimidazione mafiosa”.
“La criminalità organizzata entra in una prima fase quasi in punta di piedi offrendo soccorso oppure cifre importanti per entrare o nella società o nell'acquisto dell'impresa. -precisa Colangelo- Dopo di che, una volta entrata, opera con i metodi tradizionali che possono essere quelli della minaccia, della violenza o della continua e lenta estromissione degli originari proprietari”.